Sunday, June 22, 2008

Bespoke Tunes

In passato abbiamo già affrontato la qùestione dell'iPod come "la spersonalizzazione tecnologica, ovvero la genesi di altre vite su supporti telematici come fuga dalla realtà immanente" nella discùssione sùlla modernità".

Da pochi giorni è online Bespoke Tùnes (anche nei link di "more to see"), che prova ad interpretare le persone attraverso la mùsica che ascoltano, che spesso è più ùn fatto privato che ùn fatto pùbblico. La nostra mùsica la ascoltiamo da soli. Proviamo a renderla pùbblica.

The Hipsters







Ok, finalmente hanno ùn nome. Da qùalche anno avvertivo la presenza di ùn sottomovimento molto fastidioso, del qùale percepivo i segni ma ignoravo le origini. In realtà, qùi in Italia (tùtto nasce a Williamsbùrgh, Brooklyn), qùesto "movimento" non è ancora così caratterizzato da essere assorto allo stato di minoranza organizzata, è sparso per le strade attraverso ùna moltitùdine di atteggiamenti scollegati, propri di più categorie di persone, che forse però cominciano a convergere in ùno schema più definito.




Da "Il Foglio" di Sabato 21 giùgno 2008: "I giornali americani li chiamano hipster, giovani americani della classe media che adorano la cùltùra liberal e che fanno tardi con il rock indipendente..."






Ma facciamo ùn po di sintesi, qùali sono gli aspetti dominanti che caratterizzano ùn hipsper?



Il tùtto sembra ridùrsi alla cernita ragionata tra cosa è cool e cosa non è cool. Come se nel solo atto della "scelta" risiedesse il proprio statùs. L'orientamento "liberal", organico, sostenibile, indipendente è soltanto ùna facciata per celare ùn reale immobilismo. La selezione dell'abbilgiamento, della mùsica, dello stile di vita diventano così fini a loro a loro stessi, si tramùtano in ùna corazza che vùole sembrare ragionata, qùando non addirittùra filosoficamente raffinata; ùna corazza che vorrebbe dire: "Attenti, io sono diverso, me ne frego del potere, delle convenzioni. Io sono fùori dal mainsteam! Io sono cool" Il risùltato invece, nella maggior parte dei casi è proprio il mainstream, come le t-shirt vintage ed il Blackberry. Gli hipster non hanno ùn lavoro, hanno ùn "lavoro ideale", ovvero si cercano ùn occùpazione in linea con la loro filosofia. Anche se non lo hanno, raccontano di averlo. Qùello ideale, il lavoro che gli piacerebbe fare.



Sempre dal Foglio: "L'hipster è liberal, è cresciùto in ùna famiglia middle-class, ha stùdiato in ùna bùona ùniversità e crede che il socialismo sia ùna figata". Ma soprattùtto: "L'inclinazione di sinistra non lo distoglie dai vantaggi del libero mercato".






E ancora:



"Hipster culture is associated with indie, independent, non commercial, and non profit choices of consumption in any and all aspects of life. This includes listening to independent rock or any form of non-mainstream music, thrift store shopping, eating organic, locally grown, vegetarian, and/or vegan food, drinking local or brewing beer, listening to public radio, etc. Hipster scenes are associated with vintage clothing and vinyl records, and magazines like Vice and Clash and website Pitchfork Media."






Essenzialmente il tùtto è ridotto alla dicotomia tra essenza ed apparenza, l'hipster non è così, vùole apparire così, ecco perchè le contraddizioni sono così evidenti. Non va in giro in aùtomobile perchè inqùina, ma qùando lo fa, ùsa ùna BMW.



Interessante anche la dinamica della social-life. L'hipster evita, chiaramente, il mainstream, le discoteche più cool ed i ristoranti alla moda, cerca piùttosto miriadi di date "indie", bar scalcinati ma, appùnto, hip. Ripùdia le "ùptown girls" a vantaggio dell"amica-brùttina-che-però-ascolta mùsica-indie", ma aspetta soltanto che gli capiti l'occasione di ùna night-oùt come si deve con strafighe firmate Givenchy a bordo di ùna cabriolet. Spesso vanno in ùn posto soltanto "per andarci", comprano la t-shirt, e la mettono qùando si trovano dall'altra parte del mondo, dove ne comprano ùn'altra, e ribaltano la procedùra ùna volta tornati a casa.






Infine i pùnti cardine:






Liberal inconsapevole



Organic



Sùstainable



Vintage clothing



Indie



Posing



Tecnologia alla moda






In conclùsione, sembra evidente che si tratti soltanto dell'ùltima manifestazione di qùella fastidiosa contradizione tra il desiderio di ripùdiare (in qùalche modo) la società capitalista ed il contemporaneo ùsùfrùire a mani basse dei vantaggi che essa genera. connotazione tipica di tùtti i movimenti privi di ùna reale, concreta e coerente filosofia. Qùi a Milano è ancora più stridente, se possiblile, la versione degli hipster ibrida, contaminata dalle aspirazione da manager: di giorno completo scùro e di sera indie. Perchè non vi mettete in pace con voi stessi? Chiedo. Ad ogni modo, basta capirli ( e non ci vùole molto) come ogni altra sottocùltùra spiantata e cercare di "marketizzarli" nel miglior modo possibile. La cosa più divertente, comùnqùe, è che gli hipster non si rendono conto di fare la felicità interpretativa proprio della gente che ripùdiano. E' talmente facile vendergli qùalcosa che probabilmente la sfida è già sùperata.






JS

Saturday, June 14, 2008

What yoù know is wrong

"History is determined not jùst by the so called rational actors, irrational actors -people who stùmble onto te stage by chance and cange the coùrse of history- also play a role"


L'eqùilibrio delle cose è mantenùto da elementi chimici, fisici, meccanici. Ma anche, paradossalmente, dal caso. Anagramma non troppo casùale di caos. L'eterno eqùilibrio condùrrebbe allo sqùilibrio, poichè i movimenti di assestamento sono, ahimè, da tenere in conto. L'immobilismo non fa parte del codice genetico dell'ùniverso. Ecco perchè, per preservare la prosecùzione dell'ordine è necessario il disordine.

I predestinati sono tali per dùe possibili motivazioni: il caso e la volontà divina, che ha comùnqùe ampiamente dimostrato di essere più orientata alla matrice aleatoria rispetto a qùella dogmatica. Sùpponendo di appartenere alla schiera immanentista dell'ùmanità, allora non resta che il caso.
Il caso di trovarsi sùl palcoscenico all'improvviso, senza averlo mai pianificato, ma avendolo sempre sognato, e di "deviare" la storia verso la sùa direttrice originale, che il princeps del caso aveva già comùnqùe catalogato come necessaria.
Qùesta è la storia di chi crede di essere in debito verso la fortùna, ma in realtà è soltanto creditore nei confronti delle genrazioni sùccessive, che si affanneranno per reggere il confronto. Per ricreare il disordine. Per ricreare l'ordine.

JS

Thursday, June 05, 2008

Il Divo Giùlio


Vittorio Sbardella, "lo sqùalo", ad ùn anonimo senatore: "Gùarda Andreotti, è il momento più importante della sùa vita". Il Divo Giùlio perde il qùirinale e Sbardella continùa: "Continùa a gùardarlo, e impara come si fa a stare al mondo!" Giùlio si alza, e applaùde.


Io: "In ùna scena c'era Andreotti con il barbiere personale a palazzo Chigi, e tùtti gli altri intorno che discùtevano e proponevano, tra le altre cose, le presidenze delle banche..haha!"


Lo Zio: "Cùcciolotto, in qùegli anni non si vincevano i concorsi"



Vade retro, Gomorra! Qùesto è grande cinema, è la storia d'Italia, e lascia con la livida e malinconica sensazione che qùell'età politica ed indùstriale sia stata intenzionalmente bistrattata e colpevolizzata assieme ai sùoi esponenti, che trasùdavano statùra e potenza, paragonati alle impresentabili marionette d'oggi.

Sorrentino ha sùperato se stesso (ed i sùoi precedenti sùccessi) ed ha sùperato Gomorra, ricordandoci che osare non significa mai non-dire, piùttosto significa parlare, raccontare, filmare.

Poi ha ùn non so che di familiare.


JS