Monday, May 18, 2009

Affluence.org: senza parole


Questa volta non so proprio cosa dire.

Qualche giorno fa sono stato invitato ad iscrivermi ad un social network che si chiama Affluence.org. Dopo aver letto la mail di presentazione mi ero quasi convinto che fosse spam, o uno scherzo, perchè più o meno recitava così (in inglese): sei stato invitato a partecipare al nostro esclusivo network di milionari, che ti darà accesso a privilegi di vario genere, da un servizio di concierge ad inviti per qualsiasi evento sul pianeta, oltre che permetterti di essere in contatto diretto con altri membri "affluenti" come te.

Ma la parte più bella è questa: per iscriversi è necessario avere un household income di almeno 300.00 euro o un net worth complessivo almeno 3 milioni. Saranno fatte verifiche a proposito del tuo status.

Allora ho googlato la community ed ho visto che non era uno scherzo, la cosa esiste per davvero, e sono sconvolto. Almeno, però, qui lo dicono chiaro: gli interessa soltanto che tu sia milionario.

Miracoli (e aberrazioni) della rete.

Vi farò sapere.


JS



Friday, May 08, 2009

Premium for independence vs. merge to survive


Prima di tutto come la penso io: è da tempi non sospetti che dico che l'indistria dell'auto è fallata, viziata all'origine. Il settore ha assunto un ruolo troppo importante (dal punto di vista occupazionale e di contribuzione al GDP) in relazione al prodotto che commercializza. Il mercato dell'auto è cronicamente ciclico, quando va male si mangia il grasso che produce quando va bene. Il vizio alla base è il seguente: per quale motivo un individuo deve cambiare auto in continuazione? E soprattutto, perchè lo deve fare se la sua automobile continua a funzionare bene? Quello che si è creato è un gigantesco misunderstanding, creato ad arte, che assimila il cambio di auto al cambio di vestiti. Moda e status, insomma. Io ho una BMW da nove anni, è ancora bellissima, tenuta perfettamente, e non ho nessuna esigenza di cambiarla, fin tanto che continua a fare il suo lavoro. Era bella quando l'ho comprata, e continua ad esserlo oggi. Fu pagata in contanti, chi me l'ha regalata poteva permettersela. Nessuna rata, nessun leasing, quella macchina non fa parte del meccanismo per il quale "ad un certo punto ti conviene cambiarla, sennò non vale più niente". Mio fratello ha una BMW, più nuova della mia, e ricordo distintamente che quando la vidi percepii subito una differenza sostanziale: nel giro di pochi anni BMW aveva cambiato strategia, aumentando la tecnologia e riducendo il valore intrinseco dell'auto in termini di finiture, materiali e lusso percepito. Aveva aperto a fette di mercato più larghe, con modelli più "economici", che in quel momento erano in non plus ultra. Ma erano destinati ad invecchiare presto. Erano, e sono, auto "a scadenza programmata". Sia dal punto di vista teconologico, ma soprattutto dal punto di vista estetico. Tra poco quella BMW sembrerà vecchia. La mia invece, che vecchietta lo è per davvero, manterrà sempre quella linea solida ed austera con quale era stata concepita. Vi faccio un altro esempio. Avete presente la Mercedes SL? Bene, mio nonno ne aveva una, del 1972, meravigliosa, mai una notte fuori dal garage, perfetta, immortale. Quel modello è durato vent'anni. Quello dopo soltanto 10, e l'attuale si avvia alla sostituzione in meno di 5. Magari sbaglio un po gli anni, ma il concetto resta. Le case automobilistiche "premium" avevano cambiato strategia. Volevano entrare in tutte le fasce di mercato, volevano fare firmare cambiali e contratti di leasing a tutti, e per sostenere il giochino dovevano cambiare in fretta i modelli: rendendoli presto oboleti costringevano a sottoscrivere nuovi leasing e così via. Provate a chiedere a vostro nonno, o anche a vostro padre, in quanti possedevano BMW o Mercedes ai loro tempi. Sono sicuro che vi risponderanno: "certamente meno di adesso". Credo che tutto ciò abbia molto a che fare con la "cescita ad ogni costo", ma questo è un terreno molto più complesso ed io non sono certamente la persona migliore per affrontarlo.

Veniamo a ieri. Due articoli su IHT: il primo "BMW puts a premium on independence", il secondo "Fiat in talks to buy GM's european operations", delineano chiaramente due strategie opposte. Da un lato Marchionne sostiene che non si può sopravvivere con meno di 6 milioni di auto vendute, dall'altro BMW auspica un ritorno alle origini, puntando sul ripristino dei vecchi valori (lusso e qualità) e sull'indipendenza. Difficile stabilire chi avrà ragione, perchè forse, tra due-tre anni, l'auto tornerà a "tirare" e allora Fiat-Chrysler-Opel-GM sfrutteranno le loro sinergie e torneranno a godere del ciclo positivo. O forse avrà ragione BMW, che, in virtù della sua indipendenza, riuscirà a sopportere meglio il prossimo slump. Una cosa è certa: più grande è la nave, più soldi ci vogliono per tenerla a galla quando affonda. Pensate se, nel prossimo ciclo negativo, dovessimo salvare (con soldi pubblici) un gigante come quello che si prefigura dalle fusioni pilotate da Fiat. Sarebbe una tragedia di dimensioni inimmaginabili. Molto probabilemte nessuno avrebbe le risorse per salvarlo dalla bancarotta. Trovo che tutto ciò sia molto pericoloso, e sembra che questa crisi non ci abbia proprio insegnato niente. Il mercato dell'auto è dopato, non commercializza beni di prima necessità e per questo sarà sempre esposto ai cicli economici in maniera massiccia. Quello che ci vorrebbe adesso è un'ennesima presa di coscienza, bisognerebbe ridurre piuttosto che ingigantire, razionalizzare piuttosto che "cartolarizzare", bisognerebbe costruire auto migliori, che inquinino di meno e durino di più. Un downsizing dell'industria dell'auto sarebbe doloroso, sì, ma sarebbe un passo importante per riportare tutto alla sua misura naturale.



JS

Wednesday, May 06, 2009

Montecarlo: vacationland







Era da un po' di tempo che non tornavo a Montecarlo; lo scorso weekend ci siamo stati in barca, ospiti di un caro amico. Due notti in rada, la prima a Saint Jean-Cap Ferrat, la seconda a Villefranche. Terza e quarta notte a Port Hercule, il porto di Montecarlo. Sebbene il nostro armatore sia un esterofilo convinto, non ho potuto esimermi dal paragonare quel bellissimo lembo di costa con la sua prosecuzione italiana, quella ligure. Quello che emerge è che i paesini, in sé, sono nettamente meno belli: dal punto di vista del patrimonio artistico-architettonico non ci sono paragoni, Portovenere, Portofino, le Cinque Terre, Lerici e così via, hanno un respiro diverso, uno charme superiore. Il punto, però, è che sono meno curati, secondo l'antica (e purtroppo reale) diceria secondo cui i francesi sano vendersi meglio, anche laddove il materiale a disposizione è proprio modesto.



Monaco, e Montecarlo, però sono un'altra storia: la più grande percezione che ho avuto è che lì tutti siano in vacanza da una vita, che nessuno lavori. Rispetto ad altri posti di vacanza internazionali, come Porto Cervo o St.Moritz, dove risulta chiaro che i villeggianti siano in vacanza "a tempo", tra un CDA ed un'altro, a Montecarlo, guardando la gente negli occhi, si avverte che il giorno dopo non andranno in ufficio. MC è un'isola per godersi eredità e pensioni dorate.



Alcune rilevazioni spicciole:






-Gli alberghi cambiano nome ma non appeal: Le Meridien e Fairmont, in perfetto stile americano, sembrano terminal aeroportuali.



-Supercar a profusione, ma su tutte svettano Rolls-Royce, Bentley e Ferrari.



-Sfatiamo la leggenda secondo la quale la polizia sarebbe molto ferrea nel perseguire gli emuli di Schumacher: la Maserati con cui ci spostavamo (guidata da "professionisti" ndr) ha percorso vivacemente il tracciato di F1, più di una volta, e per di più già allestito per ospitare il prossimo Grand Prix.



-L'Atlantis, storico yacht della famiglia Niarchos, ed il Pacha III, dei Grimaldi, sono due meraviglie, anche se opposte per il messaggio che portano. Il primo è un'autentica manifestazione di potenza (105mt, fu la risposta al Christina di Onassis), il secondo un gioiellino intriso di tradizione, leggerezza, eleganza.



-Al Sass, piano bar che tira molto tardi, il bar è rivestito da bottiglie di vodka con un cartellino sopra: è il nome del cliente e la data di acquisto, così che la sipossa dilazionare a piacimento.



-Per quanto riguarda le "Vodka Wars", la battaglia monegasca è stata vinta (e largamente) da Grey Goose. I francesi, qui, hanno sicuramente dettto legge.



-Il Jimmy'z è un gran bel locale, ben frequentato e divertente. Peccato per il servizio penoso, soprattutto se rapportato a quanto è caro.






Weekend divertente, comunque, e decisamente sopra le righe, ma qui il racconto non può proseguire.






JS