Thursday, October 29, 2009

FOG - Fear of Google


E' già qualche anno che futurologi ed analisti della domenica si sperticano per elogiare l'eccezionale precisione delle anticipazioni di George Orwell a proposito dell'evoluzione voyeuristica del nostro mondo sociale. Fino a ieri tutto ciò sembrava più una forzatura di stampa che una reale minaccia, più un motivo per fare "trash talking" che una effettiva preoccupazione. Adesso le cose stanno cambiando molto rapidamente, ed il problema è che la maggior parte di noi (che ritiene già affrontata e sviscerata la problematica con la questione Orwell-Grande Fratello) non si rende conto della velocità e della potenza di questo cambiamento, e ancor peggio, sta perdendo la capacità di difendersi da questo flusso che, a grandi falcate, ci porterà a mettere la nostra esistenza in vetrina. Ma facciamo qualche passo indietro, cercando di capire come, passo a passo, abbiamo perso la nostra privacy.

Il vero problema è stato la nascita di internet. Prima di essa esistevano gli investigatori (che dovevano seguirci per vedere cosa facevamo e chi frequentavamo) e gli intercettatori (che registravano le telefonate da telefono fisso e, poi, cellulare). Per essere oggetto di interesse da parte di questi signori era necessario aver fatto qualcosa in più che aver cercato la parola "bomba" su un motore di ricerca, ve lo assicuro. Poi è venuta intenet, che comunque, prima di diventare pericolosa ha vissuto un quinquennio di adattamento, in cui era, oltre che poco potente, molto poco diffusa. Pertanto individuo il momento di rottura al momento in cui le nostre mamme e papà (baby boomers), i nostri professori e le nostre "amiche sceme" hanno cominciato a considerare la rete esattamente come il caffè: necessario, fin dal mattino. Da quel momento "loro" (la rete, quindi chiunque) possono sapere cosa cerchiamo, cosa guardiamo, cosa scriviamo. Restava comunque valido il concetto che non tutti noi siamo di interesse pubblico-istituzionale. Le email e la cronologia internet della "Signora Gina" probabilmente erano e sono tutt'oggi di scarso interesse oltre che troppo frammentarie per essere utili "as a whole" per fini statistici. Internet rimaneva comunque UNO tra i tanti mezzi di comunicazione, assieme alla televisione, la stampa, i telefoni fissi e cellulari. Ecco , questo periodo, finito ormai qualche anno fa, egna la linea di demarcazione, rappresenta il grande equivoco: la stampa e la TV generaliste cominciano il loro battage fatto di reportage e copertine in cui si demonizza il novello Pericolo-Internet, la minaccia della lesione della privacy. Il mondo metabolizza il problema, crede di potersi facilmente difendere perchè le informazioni in gioco non sono poi così importanti. Chissenefrega, in fondo, se qualcuno sa che io mi interesso di esoterismo oche prenoto online un viaggio a Parigi. Avanti tutta! E la guardia viene abbassata proprio mentre quel processo si stava veramente impadronendo delle nostre vite con una serie di nuove tecnologie ed appicazioni che, a quel punto, venivano considerate del tutto normali e legittime: sto parlando della tecnologia VOIP (Skype) ma soprattutto di Facebook, quello che io chiamo "la rivincita delle nullità". Se Skype (per fortuna non ancora troppo diffuso) rappresenta soltanto un tassello in più nel controllo delle informazioni, Facebook invece è la droga per la massa che improvvisamente diventa persente in maniera permanente sulla rete, creando un database di dimensioni inimmaginabili a disposizione di chiunque ne sia interessato, cavalcando l'onda di entusiasmo dei nuovi utenti della rete post-MSN Messenger. Facebook è utilizzato da tutti, è la prima volta che gli amici dei nostri genitori fanno una cosa con noi, esattamente come noi. Il principio base di questo social network è la leva del personal-brand-awareness, ovvero lo stuzzicare il narcisismo insito in ognuno di noi. Ci sono persone che si illudono di rinvigorire e potenziare la propria immagine sociale attraverso storie abilmente costruite, fatte di dichiarazioni di status, di fotografie, di filmati. Mi è capitato più di una volta di avvertire un certo bisogno di esserci, da parte di qualche amico, in determinate situazioni: "dai, facciamo una foto" - si dice - come se la foto rappresentasse l'esistenza stessa di quel momento. Se non è su Facebook, insomma, non esiste. Questo ha dato modo a molte persone che credevano di vivere nell'ombra di costruirsi un "brand personale" ed ai più bravi (nozioni basilari di marketing aiutano moltissimo in questo senso) di crearsi addirittura un personaggio che viene spiato, imitato, invidiato. Per fare un altro esempio, mi è capitato più di una volta di intuire che il mio interlocutore sapeva perfettamente cosa avevo fatto l'estate prima e soprattutto chi avevo frequentato. Certe domande non si fanno più nell'era di Facebook. Moltissimi poi sono i casi di discronia, ovvero di gente che vuole dare un'immagine di sè diversa dalla realtà, perche FB dà modo a tutti di essere cantastorie. Tutto ciò però ha un prezzo, quello della certezza assoluta di non potere tornare indietro, di non poter cancellare nulla. Verba volant, bytes manent.

Bene, ricapitolando, oltre ad Ecelon, il grande orecchio della CIA, siamo controllati nelle chiamate VOIP, e nella vita di tutti i giorni, nella misura in cui lasciamo le nostre tracce su internet, in siti, social network e quant'altro. Al resto pensa Google, il vero pericolo di internet 3.0, quello del "flusso ininterrotto di informazioni".

Google ha un motore di ricerca, un provider di email (Gmail), le applicazioni Earth, Maps, Docs, un browser internet (Chrome), Youtube, e sta lanciando applicazioni formidabili come Google Voice e Google Wave (un sistema di condivisione che unisce messaggisitica, documenti o qualsiassi altra cosa). Si curamente ho dimenti cato qualcosa, ma è certo che questo "pacchetto" rappresenti il definitivo "pacchetto dello spione" e quel che è peggio è che si trova i piena fase evolutiva. Il sistema operativo Android può rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso. Android è un sistema operativo per telefoni cellulari e smartphone, in concorrenza con Symbian e Windows mobile e la sua vittoria sui rivali potrebbe essere la stoccata decisiva di Google nella battaglia della conoscenza. Internet, voce e localizzazione. Nulla rimarrebbe più fuori dalla loro portata. Il solo pensiare che un impiegatino di Google, mangiando una pizza rancida, possa farsi quattro risate cliccando sul mio file, accedendo cosi a buona parte della mia vita, mi terrorizza. Fear of Google, così il New York Times ha chiamato il fenomeno, che fortunatamente è stato rilevato, di psicosi collettiva da controllo delle informazioni. Non è Microsoft, ma Google, il vero gigante della rete.

Un altro rischio terribile è quello dell'assimilazione di Google con il concetto stesso di "conoscenza". Qui in Italia ci preoccupiamo della libertà di stampa, ignorando che la maggior parte delle persone oggi trovano quello che cercano su internet, non sui giornali e sempre meno in TV. La televisione è destinata a vedere ridimensionato drasticamente il proprio ruolo non appena sparirà la generazione delle "casalinghe non informatizzate", le uniche oggi ai margin del processo di informatizzazione. La TV scalerà progressivamente al ruolo di contenuti on-demand, sarà completamente integrata con internet, vivrà sulla Rete, integrata con il suo gigantesco flusso di informazioni, di preferenze, di contenuti, di tracciabilità. Già oggi in molto confondono Google con l'Oracolo di Delfi, ponendogli domande dirette, e credendo che le sue rispostre siano profetiche; Google Books (che prima avevo tralasciato) è mirato proprio a questo, a dare un sorta di legittimità culturale alle ricerche generiche. Pensate al pericolo di considerare verità tutto quello che si trova su internet. Non casualmente infatti la Rete è il luogo in cui tutte le teorie complottisitche, più o meno strampalate, trovano ascoltatori ed ingenui sostenitori.

Prepariamoci quindi a difendere la nostra privacy e la nostra conoscenza dal mostro della rete. Vedo già un domani in cui nasceranno società di Tutoring per la personale presenza su internet e per la consulenza sulla creazione di assetti di comunicazione protetti. La Internet Presence può avere molti lati posisitvi ma, per il momento pare evidente che i rischi prospettici siano di gran lunga più grandi. Ah, dimenticavo, questo blog è ospitato da Google.


JS