Wednesday, October 24, 2007

Rise of the Spimes



Nonostante la moltiplicazione esponenziale delle conoscenze tecnologiche non ponga limiti agli orizzonti immaginativi, la demarcazione tra il reale ed il virtuale rimane uno dei capisaldi nella costituzione della nostro pianeta, della nostra essenza. I dati sono informazioni, gli atomi costituiscono materia. Il mercato finale del prodotto retail resta basato sullo scambio di materia. Il mercato "soft" dei servizi e delle informaizoni si stanzia su un percorso parallelo. Difficilmente si incrociano, fatta eccezione per itunes+ipod e poche altre eccezioni.

Adesso però, il sovracarico informativo e la sua progressiva conglomerazione (vedi aggregatori) stanno dando nuovi significati alla vita stessa di un oggetto. Parallelamente all'utilizzo fisico ed alla vita materiale, un oggetto vive una seconda vita fatta di informazioni. Tali informazioni scandiscono ogni momento del life-cycle e permetteranno, dopo la sua dismissione, di tracciarne la storia, conservando così per sempre, tramite il data-mining, la memoria del prodotto.

E' cosi che nasce la teoria degli Spime, metaoggetti, ibridi di materia e teoria, composti fisicamente sulla base di loro stessi, del recupero di informazioni degli spime precedenti e dell'interazione delle persone con la nuvola di informazioni che lo spime genera.
Grazie alla tecno-cultura sincronica, bit ed atomi convergono, così come le tecnologie emergenti che stanno alla base di questa teoria (vedi figura).



La caduta di Second Life (ammesso che abbia mai avuto una significativa ascesa), è dovuta proprio a questo concetto, ovvero la sua incomunicabilità con il mondo del reale, la sua incapacità di avere qualsivoglia riscontro nella sfera tangibile. L'evoluzione più auspicabile dell'universo virtuale è quindi quella della sovrapposizione e dell'interazione con la fisicità umana. Si prenda a riferimento il Mito della Caverna di Platone e la sua distinzione tra conoscenza sensibile ed intellettiva: una volta ammirate le statue nella loro reale fattezza, il novello osservatore ne riconosce immediatamente la maggiore dignità; difficilmente tornerà ad incatenarsi nel mondo dell'illusione intellettiva.

Internet, attraverso plotter tridimensionali, forse potrà dare vita ad oggetti fisici, che porteranno dal loro concepimento fino al riciclaggio il loro DNA, fatto di dati a memoria storica, virtualmente infinita.
Conoscenza sensibile ed intellettiva troveranno un luogo d'incontro.
Le teorie Platoniche saranno messe in discussione. Forse.

JS

To build a home


Sdraiatevi da soli, in salotto o in riva al mare.
Suonate "To build a home - Cinematic Orchestra".
Penserete a quello che conta davvero.




Out in the garden where we planted the seeds

There is a tree as old as me
Branches were sewn by the color of green
Ground had arose and passed it's knees

By the cracks of the skin I climbed to the top
I climbed the tree to see the world
When the gusts came around to blow me down
I held on as tightly as you held onto me
I held on as tightly as you held onto me......


Cause, I built a home
for you
for me

Until it disappeared
from me
from you

And now, it's time to leave and turn to dust...

Monday, October 08, 2007

Quality of life Index


Per alleviare le tragedie e le tristezze che il mondo ci riserva dobbiamo cercare di innalzare la nostra qualità della vita. Di seguito una lista personale di piccole e grandi cose che miglioreranno la vostra percezione della vita, e vi renderanno meno gravosi sul prossimo.

1. Circondati di oggetti che non si esauriscono, che non passano di moda. Stare attenti nella scelta permette di non affannarsi quotidianamente.

2. Frequenta persone che sorridono e che ti ascoltano, non i lacchè, sono invidiosi e, alla lunga, pericolosi.

3. Vivi quando sei da solo esattamente come faresti in pubblico o in compagnia.

4. Fai riporre le camicie in ordine, stirate e piegate, non appese, meglio se in ordine di colore.

5. La tua macchina deve starti addosso come il tuo abito.

6. Cerca di mangiare sempre bene, in casa e fuori casa. Non ordinare filetto al ristorante, puoi cucinarlo da solo, purchè tu non compri la carne al supermercato.

7. Comprati una bicicletta e usala finchè il tempo lo permette. Quando te ne sarai innamorato convinci i tuoi amici a fare lo stesso.

8. Non rivelare a nessuno il nome del tuo sarto.

9. Puoi prestare poca attenzione a pantaloni e pull-over, non puoi permetterti di sbagliare giacca, camicia e scarpe

10. "E' meglio essere high-income low-profile, piuttosto che low-income high profile"
(zio Doudou)

11. Frequenta la panetteria, l'edicola ed il fruttivendolo personalmente ed assiduamente. Ne capirai i vantaggi.

12. Prendi dieci minuti della tua giornata per te stesso. E rifletti.

13. Telefona spesso alla tua famiglia e racconta loro quello che stai facendo.

14. Non promettere ad una donna più di quanto tu non possa darle.

15. Non avere mai l'ultimo modello di cellulare.

16. Compra pasta garofalo, non Barilla.

17. Sii gentile e sorridente con le persone che incontri per strada ed al supermercato.

18. Invita a cena una ragazza, da sola, o dieci amici.

19. Se hai un iPod nascondilo, cambia le cuffie, o dì che te l'hanno prestato.

20. Se hai un iPhone usalo adesso, poi buttalo via quando esce in Europa.

21. Non dire mai: "...ci becchiamo su aSmallworld..". Fallo e basta.

22. Non dire mai i nomi di località di vacanza, dì "vado al mare, vado in montagna".

23. Non essere autoreferenziale. Non autocitarti.

24. Diffida dagli adulatori, da chi ti sta subito simpatico e da chi ti da sempre ragione.

25. Passa il maggior tempo possibile nei tuoi posti speciali e, quando ne sei lontano, pensaci.

26. Costruisciti almeno 3 great escapes.

27. Abbi almeno un buon contatto a Londra, New York, Parigi, Roma, Tokyo e Stoccolma.

28. Bevi almeno un bicchiere di vino al giorno.

29. Cerca di fumare il meno possibile.

30. Non andare in snowboard, fai uno sforzo e impara a sciare come si deve.

31. Non parlare di lavoro con gli amici, a meno che non ne siano direttamente coinvolti.

32. Non sei il lavoro che fai: prova ad eliminare tutto il professionale che c'è nella tua vita, guarda cosa ne resta e trai le debite conclusioni.

33. Sii ottimista, insisti il giusto. I rinunciatari non perdono mai, ma non vincono nemmeno.

34. Condividi quello che hai.

35. Non mortificare un buon piatto con un vino scadente.

36. Risparmia sull'automobile, non sulle case.

37. Porta calzini lunghi, scuri e bucati, non corti e bianchi.

38. Non togliere l'orologio quando fai la doccia e quando dormi.

39. Non addobbarti, vestiti.

40. Non occuparti dei conti, chiedi soltanto "quant'è?"

41. Fai sentire a proprio agio chi ti sta intorno.

42. Non tradire le aspettative. Se proprio devi, fallo con qualcosa di meglio.

43. Mantieni la parola data.

44. Considera le persone per quello che valgono, non per quello che hanno.

45. Il rapporto tra valore della tua automobile e quello delle tue case dovrebbe essere 1:100. E' tollerabile fino a 1:30. Se è inferiore fai un esame di coscienza.

46. Non aver paura di essere duro con un tuo amico.

47. Ricorda che le persone che incontri quando sali la scala sono le stesse che incontri quando la scendi.

48. Ascolta cosa die tua madre, è la persona che ti conosce meglio.

49. Bevi più champagne che puoi, essere il più ricco del cimitero non serve a nulla.

50. Non dire mai "buon appetito".

51. Non vestirti mai "da casa". Devi essere sempre pronto a ricevere chiunque, in qualsiasi monento.

52. Rispetta, prima di tutto, te stesso, le tue idee, i tuoi desideri, le tue ambizioni.

53. Cucina in una padella di prima classe.

54. Non dimenticare chi ti ha aiutato a diventare quello che sei oggi.

55. Lucida spesso la tua collezione di scarpe.

56. Onora la tua storia.

57. Quando puoi spremi le arance e bevi la tua spremuta.

58. Se più di 5 persone su 10 sono d'accordo con la tua idea, buttala, è banale.

59. Crea controversia, dibattito, curiosità.

60. Fai tutto su misura, se non è possibile personalizza.

61. Sii chi sei veramente, non chi vorresti essere.

62. Chiedi sempre scusa.

63. Non lasciare che gli oggetti prendano il sopravvento sulle esperienze.

64. Non fare shopping.

65. Prendi le news dove e come vuoi, ma scegli accuratamente gli approfondimenti.

66. Passa una buona giornata e non sforzarti troppo di seguire questa lista. Se queste cose non ti vengono spontanee non puoi farci nulla. Al massimo puoi aspettare.

JS




Per concludere, una serie di nomi.

Nomi da NON pronunciare: Porsche, Ferrari, Bentley, St.Tropez, Milano, Porto Cervo, Bose, Louis Vuitton, aSmallWorld, Gucci, Pershing, Perini, Nobu\Armani, Investment Banking, Zegna, Apple\Mac, Church's, Cipriani, Montecarlo, filetto, sushi, sigaro cohiba, mojito.

Nomi che "si possono" pronunciare: Jaguar, Fiat, Riva, John Lobb, Loro Piana, Umberto Dei, Cecchini in Chianti, Harry's Bar, Smith and Wesson, Old England, Holland and Holland, Svizzera, Tuo Nonno, St. Moritz, Gstaad, Londra, Wealth Management, Colette, Monocle, acqua, pesce crudo, Capichera.

Tuesday, October 02, 2007

Rebranding Milano


Le Nazioni sono aziende in tutto e per tutto, più complesse di quelle ordinarie, ma seguono comunque le stesse direttrici: devono erogare un buon prodotto, far quadrare i bilanci, rispondere agli azionisti (i cittadini) e rendere conto del loro operato ai competitors (ONU). Chiaramente ogni Nazione ha la propria vocazione, proprio come una qualsiasi azienda; la Cina di oggi, per esempio, potrebbe essere paragonata ad un terzista, ad un fornitore di materia prima di Unilever, la Svizzera ad un istituto di wealth management, l'Italia ad una antica bottega calzolaia (John Lobb per esempio), gli Stati Uniti ad un gruppo industriale grande, potente, stabile, come Unilever appunto, e avanti cosi. Ogni Nazione deve saper sfruttare le proprie forze per generare opportunità e nascondere le proprie debolezze per scansare le minacce. Argentina, Haiti, Nigeria, non sono riuscite a capitalizzare le risorse interne (natura, gas, petrolio, minerali) perchè le debolezze hanno avuto il sopravvento, creando dittature, guerre civili o strabilianti casi di bancarotta. Il risultato è stato che, agli occhi del mondo, la loro immagine è precipitata. Chiunque, ormai, è consapevole del "peso" che la Brand Awareness si è ritagliata tra gli asset di una compagnia, ecco perchè essere svergognati pubblicamente può danneggiare irreparabilmente la reputazione di una Nazione, determinando la morte, o quantomeno un'impasse del proprio Brand.
Avere un Brand forte oggi è più che mai importante per una Nazione, pensate alla credibilità di cui gode la Svizzera, l'aura di fascino che avvolge la Francia o l'efficienza scandinava. Questi valori non sono soltanto belli da percepire, sono fonte di ricchezza, di denaro, e quest'ultimo porta benessere per i cittadini, che è poi il fine ultimo dell'azienda-stato. Con il denaro le amministrazioni pubbliche possono permettersi di implementare infrastrutture, trasporti pubblici, servizi previdenziali. Saper valorizzare il proprio brand, a livello internazionale, porta benessere.
Se lo Stato è l'azienda, le grandi città sono i suoi prodotti di punta, quelli che devono veicolare e portare in giro per il mondo i valori di cui la Nazione vuole farsi carico. Le città oggi hanno assunto un ruolo strategico fondamentale per il benessere di na nazione. Parigi e Londra si sobbarcano, da sole, l'onere di sostenere il brand delle loro intere nazioni, così come l'Argentina è Benos Aires e Caracas è il Venezuela. Questi sono casi monocentrici, in cui l'anima, i valori, lo spirito di un popolo, confluiscono in un unico cuore pulsante, facilitando sicuramente il compito di valorizzazione di tali valori. In poche parole, tutto il meglio di una nazione sta in un posto solo. L'impatto che parigi ha sull'immagine della Francia stessa è cosi potente da averla portata al primo posto tra i paesi più visitati al mondo: accentramento allo stato puro. E' molto più semplice far percepire ad un turista la bellezza di una nazione attraverso una sola meta, piuttosto che costringerlo a più destinazioni: un americano arriva a Parigi, soggiorna per una settimana, vede tutto, ma proprio tutto, concentrato, poi torna a casa, in Ohio, e dice al suo vicino: "Che meraviglia la Francia". Adesso pensiamo alla difficoltà che ha il brand Italia per mostrarsi nella sua interezza. Roma, Venezia, Firenze, Milano, Napoli, Bologna, Palermo, e mi fermo qui. Un turista non può immergersi completamente nella cultura e nelle bellezze del nostro paese se non compie, almeno, un tour di queste città. Firenze, da sola, non vale Parigi, Venezia, da sola, non vale Parigi, Milano, da sola, non vale Parigi. Roma invece, da sola, e anche soltanto per un'ora, vale il resto del mondo, ma i problemi di Roma sono ben altri. Il brand Italia è fortissimo, per carità, ma pensate a cosa potrebbe essere se ruscisse a fare di questa delocalizzazione la sua più grande forza, anzichè subirne gli effetti. Se i comuni, le province, le regioni, lavorassero all'unisono l'Italia non avrebbe concorrenti. E' inammissibile vedere, all'aeroporto di Francoforte per esempio, un manifesto con scritto "Visita le Marche". Al suo posto dovebbe essercene uno con scritto "Enjoy Italy". Le radici di questa frammentazione si trovano chiaramente nella matrice "comunale" della nostra Nazione, che "Nazione" non lo è mai stata. Ma questa è un'altra storia. Il brand italia, quindi non rende quanto dovuto, lavora chiaramente al di sotto delle sue possibilità. Innervosente è inoltre il mesto atteggiamento da superpotenza industriale: l'Italia non la è, e per cercare di indossare quella maschera risulta ridicola. Il nostro tessuto industriale è notoriamente composto da piccole-medie imprese, che non sono altro che l'evoluzione delle botteghe artigiane rinascimentali, ovvero piccole strutture ad alta specializzazione ed altissima qualità. Questa dovrebbe essere la cifra italiana, unitamente alla valorizzazione dell'incredibile patrimonio naturale ed artistico. Qualità, poca quantità, natura, cultura, arte, dovrebbero essere le leve per produrre brand value.

Se Roma è la città più internazionale per le relazioni turistico-ludiche, Milano lo è certamente per le relazioni professionali e sperimentali. Il brand Romano è immobile, non muta con il passaggio di culture estranee. Tutti si portano via qualcosa da Roma, in pochi invece lasciano qualcosa. La cultura produttiva di Milano invece, ha sempre favorito lo scambio di competenze, e la commistione di idee. A Roma si ammirano antichi capolavori, a Milano si dipingono nuovi standard. Tali standard sono quelli della moda e del design. Perchè la finanza a Milano davvero non stabilisce nuovi standard, questo avviene a New York, Londra, Tokio.

Proviamo a mappare i valori e le difficoltà della città di Milano.

Punti di forza

-Moda
-Design
-Calcio
-Ristorazione
-Shopping
-Vicinanza a mare e montagne
-Aeroporto cittadino
-Brand locali di valore storico
-A misura d'uomo
-Eleganza diffusa

Punti di debolezza

-Inquinamento
-Scarsa pulizia
-Traffico
-Metropolitana poco estesa
-Vita notturna banale
-Scenario artistico statico
-Mentalità provinciale
-Nessuno sforzo urbanistico

La moda italiana sta passando oggi i suoi giorni più grigi, e la settimana della moda appena trascorsa ne è testimonianza lampante. E' stata letteralmente inghiottita da quella Londinese, conclusasi soltanto una settimana prima e molto più reclamizzata dai media internazionali. Mentre a Milano restano in vetrina i grandi del passato, i giovani più talentuosi (anche italiani) sono oggi più attratti dalle luci di Londra e Parigi, a tutto beneficio dei marchi francesi. Se a questa fuga di talenti aggiungiamo la tendenza consolidata all'acquisizione dei nostri marchi da parte di gruppi stranieri (LVMH su tutti), quello che si delinea è uno scenario preoccupante. L'Italia sta perdendo anche la moda. Armani e Prada stanno resistendo agli assalti stranieri, ma per quanto tempo ancora non è dato saperlo. Ancora una volta, la naturale bravura degli italiani nelle piccole produzioni di grande pregio scompare quando si trovano a fronteggiare logiche da multinazionale, basti pensare alla fine che sta facendo la maison Versace.

Veniamo adesso a qualcosa di positivo. Il Salone Internazionale del Mobile di Milano, o più semplicemente la Design Week, sta assumendo proporzioni di visibilità epiche. Il Salone è da qualche anno l'evento mediatico più importante al mondo, eccezion fatta per i campionati mondiali di calcio, che comunque appartengono ad un'altra categoria e si tengono ogni quattro anni. Oggi nessuna manifestazione infatti annovera un maggior numero di testate giornalistiche accreditate, televisioni, ed inviati di ogni sorta. Il fenomeno non è più circoscritto alla stampa di settore, adesso tutti, dal Washington Post a Io Donna, hanno una rubrica dedicata al design. Il design è un fatto globale, e la sua casa è Milano, solo Milano, senza Londra, senza Parigi, senza New York. Ecco, questo è il vero patrimonio di Milano, come negli anni '80 lo era stato la moda. Il design è al suo apice ma i pericoli sono già dietro l'angolo, perchè nonostante questo picco di fama e ricchezza, i talenti non crescono più qui. Vengono da tutto il mondo e trovano lavoro da Cappellini, Alessi, DePadova, Magis. Il rischio è che queste aziende, di fama internazionale, facciano la fine di quele della moda, sacrificandosi alle logiche del business. Queste sono specchio del boom italiano del secondo dopoguerra, vero spirito della media impresa familiare, dove le distanza tra dirigenza e produzione è minima. E' da queste interazione che sono nati i successi conclamati di Castiglioni con Artemide, Giovannoni con Alessi e via dicendo. Le dimensioni contenute delle strutture amministrative consentono ancora alla passione dei patriarchi di conluire nella creatività dei grandi progettisti, cosi si arriva a prodotti epici. Gli italiani sanno fare il prodotto, come nessun altro, e lo sanno vendere, come nessun altro. Se Milano immolerà anche il Design sull'altare delle acquisizioni, allora a Milano resterà ben poco.

Milano è una città dalle grandi potenzialità. Per sistemare problemi cronici come quelli della viabilità, inquinamento e trasporto pubblico, credo che la strada corretta sia quella della concentrazione sui valori più forti: design e moda, appunto. Entrambi dovrebbero tornare a produzioni numericamente contenute, ad altissimo valore d'immagine ed altissima qualità costruttiva, specialmente in un epoca in cui le congiunture macroeconomiche stanno portando ad un mondo tristemente diviso in ricchi e poveri, con la conseguente cescita esponenziale della redditività del settore lusso, in cui l'Italia è maestra.
La posizione strategica di Milano, tra mare e montagne, continuerebbe comunque a favorire la permanenza di uomini d'affari internazionali, che si troverebbero a lavorare a due ore dalla Maremma e dalle Alpi Svizzere. La questione dell'inquinamento, per finire, potrebbe essere facilmente risolta con il blocco totale della circolazione di automobili fino alle 20:00, all'interno del centro storico, con il conseguente potenziamento di linee sotterranee, di superficie e piste ciclabili. I ristoranti di Milano sono ottimi, cosi come gli alberghi, perchè milano è bella dentro. La milano che si vede per strada, quella modaiola, provinciale e presenzialista invece è proprio misera. La belezza a Milano si trova nelle case, nei salotti, nei giardini, e nei loro proprietari, che, purtroppo, appena possono, raggiungono il loro buen retiro.
Un rebranding di Milano, dunque, sarebbe buono, possible, necessario.

JS