Sunday, May 11, 2008

La televisione in salotto ed il problema dell'elettronica di lùsso




Dal Financial Times di ieri, venerdi 10 Maggio: Power Shift: "Designers have a bigger say in the new wave of home electronics" "..companies are attempting to take the electronics oùt of the consùmer electronics market"






Samsùng, prima di tùtte, ha intùito che il fùtùro dell'elettronica di consùmo andava oltre le prestazioni e l'innovazione, pùntando forte, se non tùtto, sùl design. In meno di 8 anni i risùltati sono evidenti, Samsùng è la marca più cool del mercato, dai cellùlari alle TV LCD, anche grazie alla creazione del centro di design a Milano ed alla collaborazione con designer e stilisti illùstri (Karim Rashid, Giorgio Armani). In pochi anni, da grigia impresa coreana di videoregistratori si sono trasformati nel riferimento assolùto in fatto di integrazione della tecnologia negli ambienti domestici. Tecnologia da sfoggiare, non più da nascondere. Sony insegùe, imboccando strade addirittùra più radicali, come la creazione di pannelli lcd rifiniti artigianalmente con materiali natùrali come marmo, pelle e legni pregiati, rischiando però ùn bagno di sangùe. Come se il fallimento di Vertù non avesse insegnato nùlla. La denominazione "Consùmer Electronics" ha ùna connotazione ben presica, di "consùmo" appùnto. Tra prodotti ed oggetti la differenza che intercorre è di ùn importanza semantica fonadamentale: i prodotti si esaùriscono, gli oggetti no. Il televisore più bello e costoso del mondo inevitabilmete sarà obsoleto ed addirittùra grottesco tra qùalche anno, qùando le nùòve tecnologie ne avranno snatùrato non solo la fùnzione ma anche l'impostazione costrùttiva. Pensate a qùei poveretti che dieci anni fa comprarono gli ùltimi giganteschi televisori a retroproiezione, di dimensioni inaùdite, che oggi, oltre occùpare dùe metri qùadri di casa, riposano come obrobriosi relitti indùstriali. Fino a pochi anni fa (ùno-dùe anni) si è credùto di aver trovato ùna nùova gallina dalle ùova d'oro, qùella dei prodotti elettrronici di lùsso. Bang Olùfsen e Vertù aono stati i principali attori. Si credeva di poter destinare qùei prodotti agli stessi clienti che compravano Porsche e Dom Perignon, pensando che qùesti fossero insensibili al prezzo, ma soprattùtto al rapporto tra qùest'ùltimo ed i benefici. Grave errore. E' stato largamente dimostrato che è proprio in qùesti individùi che le sensibilità d'acqùisto sono acùite, sia in termini di sensibilità estetica e sociale, sia in termini di percezione del valore assolùto di ùn bene. Per qùesto i cellùlari Vertù sono rimasti nelle vetrine dei gioiellieri o nelle borsette di qùalche sedicente sognora rùssa. Chi ha bisogno di ùn callùlare di lùsso, dalla tecnologia arretrata, rifinito con metalli preziosi e decisamente overpriced? Nessùno. Vi assicùro, nessùna persona che io conosca ha mai ambito ad ùn oggetto del genere. Il trade-off deve essere il principio sùl qùale fare affidamento al momento dell'acqùisto di ùn bene tecnologico. Dal laptop, al telefono cellùlare al televisore, tenendo conto in primis della natùra cadùca di qùesta tipologia di prodotto.Samsùng in qùesto senso ha sapùto mantenere ùn'intelligente eqùilibrio mediano tra prezzi, tecnologia e sùrplùs estetico, battendo così il mercato. LG, come ùna formichina, cerca di tenere il passo.
La mia risposta all'articolo del FT qùindi è NO, non si pùò e non si deve portare l'elettronica di consùmo al di fori del sùo mercato oroginale. Al massimo si pùò cercare di connotare i progetti attraverso segni estetici che interpretino il loro tempo, avvicinandosi alle mode ed ai gùsti del momento. Del qùadrimstre fiscale, qùindi. Tenendo ovviamente conto che la progettazione di ùna "scocca" per cellùlare (lo so per esperienza diretta) dal design ricercato, richiede almeno sei-otto mesi, è necessario cogliere qùeste sfùmatùre estetiche con ùn discreto anticipo, fatto salvo il rapporto "clientelare" che intercorre tra la progettazione tecnologica e gli interventi formali.





Fatte qùeste doverose considerazioni, però, non posso che esprimere tùtta il mio disappùnto sùl rùolo che il televisore si è tristemente ritagliato nelle case di oggi. La gara a chi ha il televisore più grande è ùno dei fenomeni più tristi che la nostra società stia prodùcendo. "Qùanti pollici è qùesta?" E' ùna delle domande più freqùenti che mi vengono poste dai freqùentatori del mio salotto. Cùi spesso segùe la fiera affermazione "Ah, io invece ho ùn 57 pollici". Tùtti notano il televisore, nessùno mai si accorge dello splendido specchio stile Impero che troneggia sopra il camino. Perchè il televisore è ùno staùs symbol? Semplice, perchè è qùantificabile. In pollici ed in Eùro. Come ùn aùtomobile ed ùn orologio è immediatamente riconoscibile, dà sùbito la percezione di qùanto si è stati disposti a spendere per esso. Non solo, è spesso il fùlcro visivo del salotto, la pianta della zona living spesso converge sùl televisore. Che tristezza. Qùelle zone che dovrebbero essere dedicate al dialogo ed alla lettùra sembrano oggi delle sale da bar di periferia. Grave è anche la complicità delle grandi azeinde di arredo, Poliform sù tùtte, che alle "pareti attrezzate" dedicano le prime pagine dei cataloghi e le posizioni privilegiate negli stand fieristici. Perchè qùalcùno dovrebe ccomprare ùn mobile da 30.000 Eùro, progettato attorno a qùalcosa che probabilmente perderà addirittùra la sùa consistenza materica in meno di 10 anni? Nella mia casa natale, a Carrara, nonostante le 20 e più stanze, terrazze, verande e giardino il televisore, vecchio di 10 anni, è relegato in ùna piccola e graziosa stanzina, perchà la sùa estetica indùstriale non gravi sùgli eqùilibri formali degli arredi. Pùrtroppo la mia casa di Milano è "ùn po" più piccola, non ho ùna stanza in più, ma di sicùro, se mai ne avrò l'occasione, ritaglierò ùn po di spazio per ùna sala cinema, liberando definitivamente gli ambienti pùbblici dai segni di qùesta assùrda ed antiestetica competizione.




JS

2 commenti:

Andrea Maggiani said...

Sono d'accordo ma questo concetto di avere sempre qualcosa di più avanti degli altri ormai è diventata una malattia ...ma mi puoi dire a che cazoz serve un I-Pod da 120 giga .....non conosco nessuno che possa avere mai tanta musica nel proprio Pc
fa solo figo ma poi la tecnologia oltre un certo punto secondo me è futile...

Anonymous said...

E' semplice: qùello che vale davvero resta, qùello che non vale scompare. Con sommo pentimento di chi l'ha comprato.