Saturday, June 20, 2009

One-bite Movie Break | Martyrs et l'école francaise


Così come Dario Argento ha rinnovato il registro dell'horror negli anni '70, i francesi, adesso, stanno tracciando la strada da seguire; tre prove su tutte sostengono questa tesi: Alta Tensione e Le Colline hanno gli Occhi, di Alexandre Aja e, Frontiers, di Xavier Gens. I primi due in particolar modo dimostrano che esiste una maniera "sottile" per rispondere alle nefandezze che provengono dagli Stati Uniti. La nuova frontiera dell'horror francese riporta il genere ad una dignità ed a una fruibilità più estese, tramite un modo di fare cinema che si cura della scrittura (personaggi e tempi) e della forma (le musiche sono sempre strepitose). I "mostri" non sono mai lì per offendere scriteriatamente e le vittime non sono mai lì a porgere le loro carni come agnelli sacrificali. In qualche modo è come se la lezione di Hostel fosse stata ascoltata, appresa ed elevata. In estrema sintesi direi che è proprio quell'aura di realismo e di verosimilità la vera cifra di questa sorprendente e piacevole corrente.


Dopo aver inquadrato il frame principale veniamo a Martyrs, il film che più di ogni altro darà la consacrazione alla scuola orrorifica francese, in quanto rappresenta, forse, la maturità del genere, il diamante che brilla di più, il cavallo che ha corso più veloce degli altri.

Martyrs non è soltanto un grande horror, è un grande film che ridefinisce da cima a fondo gli standard del genere. E' un film colto, profondo, crudo e scioccante; nonostante la stordente quantità di sangue non si riesce a togliere lo sguardo dallo schermo. L'attenzione per il dettaglio, l'amore per la verosimiglianza e, al contempo, il desiderio di trascendenza, sono mescolati con continuità, come in un viaggio verso la fine, che essa sia la morte o Dio. L'ascesi (che è poi il vero punto del film) non è soltanto raccontata, ma dimostrata: in una serie di passaggi, tremendi ma anche struggenti, gli autori portano lo spettatore per mano fino alla loro tesi finale, che, ad oggi, è anche la più credibile ed emozionante rappresentazione di Dio che abbia mai visto.

Lo so, sembrano "parole grosse" ma vi assicuro che Martyrs vi lascerà qualcosa che difficilmente dimenticherete.

Riportando la trattazione su toni più pragmatici, la più grande trovata narrativa sta nel drastico cambio di prospettiva che, verso la metà del film, vira completamente il punto di vista, dopo la morte della "protagonista". L'ultima volta che ho visto maneggiare con tanta cura una sterzata così drastica è stato alla morte di Janet Leigh in Psycho. E ho detto tutto.

Se proprio, poi, vogliamo trovare il pelo nell'uovo, allora diciamo che l'unico piccolo difetto sta, forse, nell'eccessiva lunghezza di uno-due passaggi e in qualche indugio di troppo quando il ritmo richiedeva un po di combustibile.

resta comunque una prova di assoluto spessore artistico e narrativo che, anche se vi inorridirà, merita di essere gustata a nervi tirati.


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