
Questo è un post che maturo da molto tempo, perchè ho l'abitudine di identificarmi molto con le mie case. Alcune le ho scelte, altre no (perchè esistevano già), ma in tutte sento un forte senso di appartenenza e naturalmente diventano estensione della mia personalità e delle persone con cui le condivido. Non è necessario essere uomini di marketing per lavorare sui brand, perchè il primo brand che abbiamo a disposizione siamo proprio noi stessi: attraverso il nostro comportamento e le nostre scelte, (anche in fatto di oggetti) consapevoli o meno, definiamo le linee guida della nostra immagine personale, che serve per venderci. Il prodotto di successo viene comprato, quello scadente no. Tralasciando le qualità comportamentali che definiscono una persona, che sono senza dubbio le più importanti ma meritano ben altra analisi, soffermiamoci sugli aspetti più "visibili" ovvero sui beni che possediamo. Gli elementi tristemente più visibili ed accessibili sono le automobili, i vestiti, gli orologi e tutto quello che dovrebbe immediatamente definire uno status. E' facile giocare con gli oggetti, ma sono fatti di fumo: una volta passati di moda di loro non resta niente. Le case, più di ogni altra cosa costituiscono il "core value" per la definizione del brand personale. Sono solide, esistono per davvero, sono fatte di muri, ma soprattutto di sentimenti, sono il vero specchio dell'anima di una persona. Non tutti sono disposti ad investirvi, perchè appunto sono meno evidenti delgli "accessori", non puoi esisbirle e costano molto di più. L'ospitalità, poi, non è una vocazione universale. Ma torniamo al titolo:
Houses are like brands, they can be stretched but hey can't lie. Tutti i brand, dal più povero al più sofisticato hanno dei valori centrali, quei valori storici o costruiti, che accrescono il valore percepito di un prodotto. Poi vengono "stretchati", stiracchiati, per coprire quante più fasce di mercato, quanti più consumatori possibile. Sempre sotto la stesso ombrello, ma con sfumature allungate come tentacoli. Tanto più i tentacoli sono lunghi, tanto più sono lontani dai valori centrali, tanto meno saranno efficaci e sinceri. Brand più forti possono permettersi tentacoli più lunghi, senza correre il rischio di romperli, mentre brand più deboli devono fare molta attenzione a fare stretching, perchè è molto facile che affiorino le loro debolezze, la loro mancanza di storia. Per le case è lo stesso, con la differenza che i valori centrali sono costituiti da noi stessi ed i tentacoli rappresentano i tentativi di dare un'immagine allargata e modificata di sé. Come nei brand, le persone più forti e più profonde potranno giocare ed allungare un po di più i tentacoli, mentre gli improvvisati che cercano di dare un'immagine esponenziale di sè hanno sempre risultati scarsi, spesso addirittura ridicoli, se non miserabili. L'esempio più classico è quello di chi, venuto in possesso di buoni mezzi finanziari, cerca di "affermarsi" attraverso una dimora ricca, ma improvvisata. Solitamente quelle case sono cosparse di "simboli" più che di "concetti". Un televisore gigantesco è un simbolo, un'armonia architettonica è un concetto. Arredi preziosi sono un simbolo, la scelta di un colore è un concetto. I simboli sono forzati, i concetti sono spontanei, perchè provengono dal cuore e non dal cervello. La pianificazione estrema è sintomo di insicurezza così come un flusso irregolare di scelte inconsapevoli è sintomo di quel divenire dinamico che è proprio delle grandi (o piccole) case, di quelle in cui respiri la storia di chi l'ha progettata, arredata, vissuta. Credo che la dicotomia principale sia nel voler dire qualcosa agli altri o nel voler ricordare qualcosa a sé stessi. La casa rappresenta il "core value" di una persona, dovrebbe rispecchiare il più intimo modo di essere, non dovrebbe mai parlare agli ospiti, se non per comunicar loro quanto è onorata di riceverli.
JS
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