Thursday, March 20, 2008

More on John Lobb



A dire la verità mi da qùasi fastidio scrivere di John Lobb, perchè in fondo certe cose non si dovrebbero condividere, dovrebbero essere ùn piccolo tesoro da conservare e tramandare soltanto ai meritevoli. Ma siccome qùesto è ùn blog, che deve avere ùna sùa dignità editoriale, sono costretto a tendere l'orecchio e la mano verso il principale motivo per cùi i visitatori si imbattono in Life is a Show, ovvero la chiave di ricerca "John Lobb", seconda, come al solito, soltanto a "Jacopo Signani". Cosa c'è qùindi di meglio, per voi lettori, di Jacopo Signani che vi racconta, ùn poco alla volta, John Lobb?

Bene, cominciamo col dire che non abbiamo a che fare con ùn prodotto qùalsiasi. Non si pùò entrare in ùn negozio e dire "vorrei ùn paio di scarpe di John Lobb", come si fa per ùna borsa di Prada o ùn paio di occhiali di Armani, perchè qùelli sono prodotti di lùsso, ma ùn lùsso mass market, ùn lùsso che in gergo tecnico si chiama "Aspirational", ovvero che, attraverso la forza del sùo brand rassicùra il consùmatore e gli promette di far parte del sùo mondo. I cosiddetti clienti aspirazionali (qùali sospetto siate voi che leggete qùeste righe) aspirano, appùnto, ad essere riconosciùti attraverso i marchi che indossano, desiderano che il loro statùs sia confermato attravrso i beni che acqùistano. Si crea pertanto ùna tendenza all'omologazione da gregge che costrùisce manichini dotati più o meno delle stesse cose. I marchi aspirational sono ben noti., Gùcci, Prada, Armani, Versace, Zegna, Loùis Vùitton et cetera.
Veniamo adesso al nostro problema, il rischio dell'assorbimento di John Lobb in qùesta becera cùltùra del marchio, che nasce senza dùbbio dalla colpevole biùnivocità del marchio stesso, di cùi ho già parlato in qùesto blog (qùi). Il marchio JOHN LOBB ,dopo l'acqùisizione da parte di Hermès, è stato riposizionato nella fascia alta del pret-a-porter, è stato ùltraesposto dalla stampa, ha vestito Daniel Craig in James Bond, ed ha creato i presùpposti per qùesto terribile misùnderstanding. Qùello che tùtti cercano di conoscere e comprare è ùn normale marchio di scarpe indùstriali che non ha nùlla da invidiare a Chùrch's o Tod's e cha ha certo da temere il confronto con altri marchi storici come Edward Green o Crockett and Jones. Mi è capitato di vedere qùeste scarpe e vi assicùro che non hanno nùlla a che fare con qùelle originali, ma la maggior parte di voi non noterà la differenza, ùn po per ignoranza, ùn po perchè resterà abbagliato e frastornato da qùel logo nero sù fondo giallo, in perfetta ottica aspirational.

Il pùnto è che John Lobb ltd. è sopravvissùto nella originale sede di St.James's street, ma non "prodùce" scarpe, piùttosto "confeziona" opere d'arte sù misùra: qùesto si chiama bespoke, ed è rimasta forse l'ùnica arma per difendere il gentilùomo dall'ùomo delle palestre. Il bespoke non ha nùlla a che fare con il made-to-measùre, che adatta al singolo individùo misùre standard di abiti, camicie e qùant'altro. Il bespoke è ùn progetto che parte da zero, che nasce dalla collaborazione tra le idee del committente e la maestria dell'artigiano, è ùn fatto cùltùrale personale che rifùgge la massa e da vita ad oggetti veramente ùnici, perchè nessùn altro li avrà mai identici. Ed è lì che casca l'asino: il brand commerciale copre l'ignoranza dei bifolchi con la sùa sicùrezza comùnicativa, il bespoke fornisce ùn nùmero illimitato di possibilità che lo sprovvedùto non riesce a sintetizzare in scelte ragionevoli. L'abito bespoke, così come le scarpe e le camicie saranno sempre diversi gli aùni dagli altri, cosi come sono profondamente diversi i gùsti, le esigenze e gli stati d'animo dei signori che le ordinano. Tanto più sarà elevato il concentrato cùltùrale del committente, tanto più sarà premiata e valorizzata l'arte dell'artigiano.
Tornando a John Lobb, il mio sùggerimento finale a voi che leggete è qùello di evitare di acqùistarle da Hermès, perchè pagherete ùn sovrapprezzo non commisùrato alla qùalità. Pagherete il valore storico di ùn marchio che lavora ancora egregiamente, ma da ùn'altra parte. Comprereste mai ùna Jagùar dalla Ford, sapendo che qùelle originali le fanno ancora a Coventry? Sarebbe qùantomeno poco intelligente. perdonate il tono di disprezzo, ma con bùona approssimazione chi sta leggendo non è ùn cliente di John Lobb.

Nelle prossime pùntate cercheremo di approfondire le problematiche realive alle tipologie, per fornire qùalche elemento in più a sostegno delle vostre scelte.

JS


**Le immagini riportate esemplificano le differenze tra il prodotto di St.James e qùello di Hermès.

10 commenti:

Matilde said...

Finalmente un ragazzo che di scarpe se ne intende!!!
la prima cosa che guardo in un uomo sono le scarpe, da li si capisce tutto!
a parte mio nonno e mio padre non mi è mai capitato di incontrare o conoscere ragazzi che indossino scarpe JHON LOBB; ma perchè purtroppo di veri signori ne esistono pochi...

Jacopo Signani Corsi said...

Beh, tuo padre, ma soprattutto tuo nonno, saranno stati delle persone eccezionali, non ne dubito.
Per quanto riguarda i ragazzi invece...è una tragedia.
Ma forse certe cose è meglio condividerle in pochi...

Matilde said...

si è vero me lo dice sempre anche mio papà che certe cose è meglio condividerle in pochi... comunque avendo trovato molto interessante questo tuo articlo su John Lobb, ho deciso di dare un occhiata anche a tutte le altre tue argomentazioni, leggendole, mi sono detta :" oh! finalmente qualcuno di giusto! con il quale ho in comune tante cose!!"
Devo farti veramente i complimenti! condivido moltissimo i tuoi argomenti... sai si è sempre fastidiosamente contornati da uomini delle palestre che fa così piacere sapere che esiste ancora qualcuno come te!

Jacopo Signani Corsi said...

Mi fa piacere che tù la pensi così e che tù legga con piacere qùello che scrivo; ùna cùriosità, ci conosciamo? Come sei finita tra qùeste righe?

Matilde said...

Stavo cercando una recensione sul film into the wild, e sono finita nel tuo blog, mi è caduto l'occhio sulla scritta John Lobb ed ho iniziato a leggre quasi tutto quello che hai scritto!

Jacopo Signani Corsi said...

strano...non credevo di essere tra i primi risùltati di google per "into the wild". Comùnqùe sono contento che tù legga, speriamo non ti annoi troppo..

Matilde said...

ahahahah no diciamo che non eri proprio tra i primi risultati di google, ci sono arrivata tramite una serie di "operazioni".... comunque puoi stare tranquillo che non mi annoierò mai di leggere quello che scrivi!!

Jacopo Signani Corsi said...

sarei cùrioso di sapere che "operazioni"...haha

Anonymous said...

leggere l'intero blog, pretty good

Mauro said...

Mamma mia che gusto che hai!Mi piace come scrivi e come enfatizzi meravigliosamente questa magia che non tutti sentono,vedono,vivono.Io sono innamorato delle opere artigianali...dal pellame,al legno,dai prodotti cosmetici ecobio,ai cibi...mi piacciono i particolari di gusto,quelli che la gente comune non vede...mi esalto davanti a queste opere d'arte!Meno male che ci sono ancora dei veri artigiani e chi apprezza le loro creazioni.Condivido in pieno tutto quello che hai scritto.