Saturday, April 25, 2009

Salone del mobile 2009: a brief report


Anche se forse non dovrei dirlo, quest'anno non sono andato in Fiera a Rho. Ho preferito vivere il Salone da fuori, o meglio da dentro. Forse perché ultimamamente sono meno interessato ai progetti e molto di più a ciò che succede alle loro spalle.


Veniamo subito alle buone notizie: come saprete già il clima economico internazionale mi ha preoccupato più del dovuto, in questi mesi si è sentito dire di tutto, improvvisamente sono tutti diventati economisti e chiaroveggenti della domenica ed il sentimento più diffuso è stato il pessimismo, la paura che il peggio non sia ancora alle spalle. "Il business è fermo", "Hanno tutti paura", "Che dio ce la mandi buona". queste le frasi più frequenti. Dove stanno, quindi, le buone notizie? Beh, al Salone, in questi giorni, sembrava che la crisi non fosse mai esistita. Lo show è andato in onda come previsto, forse meglio del previsto. L'iperbole mediatica e di partecipazione fisica al Salone del Mobile non ha accennato a diminuire, se possibile quest'anno è stato ancora più travolgente. In Zona Tortona le strade erano più affollate che mai, la gente comune si mescolava agli addetti ai lavori (accorsi da ogni angolo del globo) per succhiare un po dell'energia positiva che questo Salone ha portato per le strade. Quello che si percepiva era positività, entusiasmo, voglia di fare, quei sentimenti peculiari di chi, per mestiere e vocazione, vuole cambiare il mondo. Quei sentimenti che non possono mancare in chi non ha voglia di piangersi addosso, in chi ha le risorse mentali per invertire la rotta. Saranno anche sognatori, forse lottano contro i mulini a vento, ma l'approccio è quello giusto. Ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Alberto (si, lo stesso di The Hub), e come al solito le sue posizioni non sono mai banali. In particolare la nostra disussione "sui massimi sistemi" è virata sulla posizione della "massa" rispetto alle direzioni che il mondo sociale ha preso nel corso della storia. Le grandi masse, in conclusione, sono o no intelligenti? Riescono o meno ad imprimrimere la propria forza per cambiare il corso degli eventi? Alberto sostiene di si, e mi auguro che sia vero, perché quello che ho visto la Salone è stata una "massa" intelligente", per nulla rassegnata alla triste situazione odierna.


Mercoledì sera sono stato alla festa di Fabio Novembre al Palazzo della Triennale. Allestimento gigantesco, Jovanotti in jam session con Negramaro e Sud Sound System per allietare l'amico Novembre, vestito e ingioiellato come una rockstar, come di consueto. La folla era eterogenea e decisamente interessante; la festa è stata molto divertente, anche per merito di Vodka Wiborowa, che gentilmente offriva l esue bevande agli ospiti. Il pretesto era l'installazione "Fleur de Novembre", visionario viaggio attraverso la genesi, l'amore, il peccato. Step finale era il nuovo tavolo Fleur per Kartell, che è la testimonianza tangibile di come non sia necessario essere un buon designer di prodotti per diventare famosi. Credo che quel tavolo sia la cosa più sciatta e pretestuosa che abbia mai visto fare da un designer di quel livello. E' vero che lui sa dare il meglio quando ha a che fare con gli allestimenti di interni, ma c'è un limite a tutto.


Poi, giovedì, la consueta festa a casa di Stefano Giovannoni, di gran lunga l'evento più bello, divertente e vero del Salone del Mobile. Erano tutti, o quasi, addetti ai lavori: industriali, designer, giornalisti, uomini di mercato. Ed è stato proprio lì che sono così felice di respirare tanto ottimismo. E se lo respiri da gente come Jasper Morrison, James Irvine, Karim Rashid, Tom Dixon e Marcel Wanders è sicuramente più appagagante. Si è parlato di tutto, e lo si è fatto con il sorriso. Anche perché da Stafano non mancano mai prelibatezze e tanto meno manca il vino con cui mandarle giù. Ho avuto anche la percezione che in quella casa ci fosse più di una generazione di "uomini di design": c'erano i Maestri e c'erano i giovani che, forse, un giorno raccoglieranno la loro eredità, testimoniando quanto quello del design sia un mondo vivo e condiviso. L'esatto contrario di quello della moda, dove per lo più manca la condisione di obiettivi comuni, dove l'apparenza regna sulla sostanza.


Spero proprio che le mie intuizioni sull'ottimismo, l'entusiasmo e la voglia di cambiare le cose si riveleranno azzeccate. Anche se non lo saranno, comunque, questo è quanto mi ha lasciato nella testa il Salone. Di gran lunga il momento in cui Milano brilla di più.




JS

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