Sunday, September 13, 2009

Milan Vogue Fashion Night 2009: ambiguity.


Giovedì mi sono fatto un giro in bicicletta con fratello e cugini. Inizialmente per andare alla "festa" di Italia Independent, poi ho approfittato per dare un'occhiata in giro. Era la notte bianca della moda. Primo esperimento di un'iniziativa che, se da un lato è lodevole quantomeno per il tentativo di muovere qualcosa, dall'altro mi ha fatto quasi tenerezza. La sensazione era quella di aprire le porte a tutti, non per renderli partecipi del movimento quanto per cercare disperatamente di "fare cassa". La settimana della moda, quella vera, verrà tra poco e sarà chiusa come al solito. E' come se la moda chiedesse al suo pubblico di venirle in soccorso, comprando nel momento del bisogno, per poi sbattergli la porta in faccia alle sfilate ed alle feste che contano per davvero.

Il paragone con la Design Week sorge spontaneo, e non può che risolversi con un'ovvia constatazione: il design è vero e non si prende troppo sul serio; la moda per contro non riesce ad aprirsi completamente per quella sorta di elitismo estetico che la contraddistingue. L'altra sera sembrava di avvertire una specie di innervosimento da parte degli addetti ai lavori che, vedendo un tale confluire di "commoners" nel Quadrilatero, soffrivano per la profanazione dei loro templi.

E' un vero peccato, perchè la moda, come il design, è tra i valori più esclusivi che l'Italia detiene. Sono il frutto di due culture fatte di esperienza, artigianato, profonda conoscenza, tessuto industriale, clientele colte. Questi valori dovrebbero essere condivisi sulla base della passione, dell'interesse, non filtrate dal glamour e dalle copertine delle riviste. Il design riesce a sostenere la dicotomia tra gli "addetti ai lavori" ed il pubblico meno glamour, perchè gli estremi del suo sistema interno (aziende, designer, negozi, clienti) condividono gran parte degli obiettivi. Stanno dalla stessa parte della barricata, sono automaticamente esclusivi, comunicano tra loro in maniera efficiente perchè utilizzano lo stesso linguaggio e questo rende meno stridenti le loro occasioni d'incontro. La moda no, ed il motivo è chiaro: l'impresa moda, nella sua accezione multinazionale non può più prescindere dall'abbracciare tutte le fasce di consumatori, anche quelli che non reputa "all'altezza" di partecipare ai suoi baccanali.


JS

5 commenti:

Anonymous said...

…nonostante l’insita difficoltà del sistema moda nell’allineare la sua filosofia alla democrazia e la parvenza utopica dell’accostamento della parola etica a questo mondo, credo che la Vogue Fashion's Night out sia stato un evento democratico ed etico di successo.
Quel giovedì anch’io ero in giro con alcune amiche e penso che l’utilizzo del forte appeal dell’advertising di moda ogni tanto serva ad indirizzare gli intenti verso la strada giusta (grazie ai ricavati della vendita di articoli Limited Edition realizzati per l’evento Milano darà il benvenuto ad un milione di alberi in più finanziando il progetto Adotta un albero per il verde della città).
Oltre ai risvolti charity questa serata ha regalato un momento di festa per tutti e sono stata felice del comportamento degli addetti ai lavori che hanno donato a Milano quel fascino che più di una volta l’ha resa interessante agli occhi di molti.
In questi giorni di Milano Fashion Week un piccolo contributo per rendere partecipe attivamente chi fosse interessato, lo sto dando anch’io. E come me, nella cerchia degli addetti ai lavori, di appassionati ce ne sono molti.
E’ proprio la sinergia tra passione, cultura ed esperienza a nutrire la moda, come il design, entrambi tra i valori più esclusivi che l'Italia detiene.

P.S. Mi ha incuriosito molto leggere le tue opinioni riguardo moda e design!

Fujiko

Anonymous said...

certo! sono d'accordo con te, il tentativo è senza dubbio lodevole: ogni qual volta ci si muove, non importa se con buon esito o no, è comunque un buon segnale.
Però siamo proprio sicuri che le iniziative "etiche" di cui tu parli fossero mosse soltanto da slancio filantropico? o fors c'era bisogno di un po di visibilità/movimento/cassa?
La settimana della moda che stiamo vivendo in questi giorni (che poi è il vero cardine del business) conferma quanto già sapevamo. Da esterno-disinteressato alle sfilate non ho visto partecipare tanti giovani entusiasti, quanto una serie di "imbizzarriti" addetti ai lavori. Ma molto probabilmente è giusto così.

Anonymous said...

certo! sono d'accordo con te, il tentativo è senza dubbio lodevole: ogni qual volta ci si muove, non importa se con buon esito o no, è comunque un buon segnale.
Però siamo proprio sicuri che le iniziative "etiche" di cui tu parli fossero mosse soltanto da slancio filantropico? o fors c'era bisogno di un po di visibilità/movimento/cassa?
La settimana della moda che stiamo vivendo in questi giorni (che poi è il vero cardine del business) conferma quanto già sapevamo. Da esterno-disinteressato alle sfilate non ho visto partecipare tanti giovani entusiasti, quanto una serie di "imbizzarriti" addetti ai lavori. Ma molto probabilmente è giusto così.

Anonymous said...

certo! sono d'accordo con te, il tentativo è senza dubbio lodevole: ogni qual volta ci si muove, non importa se con buon esito o no, è comunque un buon segnale.
Però siamo proprio sicuri che le iniziative "etiche" di cui tu parli fossero mosse soltanto da slancio filantropico? o fors c'era bisogno di un po di visibilità/movimento/cassa?
La settimana della moda che stiamo vivendo in questi giorni (che poi è il vero cardine del business) conferma quanto già sapevamo. Da esterno-disinteressato alle sfilate non ho visto partecipare tanti giovani entusiasti, quanto una serie di "imbizzarriti" addetti ai lavori. Ma molto probabilmente è giusto così.

Anonymous said...

Si si di sicuro il fine ultimo è di carattere economico, che ci piaccia oppure no, ma i mezzi fanno la differenza!!
La verità probabilmente sta a metà tra la mia opinione e la tua.
Io guardo solo un po' più in là con ottimismo!!

Fujiko