Saturday, October 07, 2006

CI RISIAMO, HITCH.



Esce The Black Dalia e ci risiamo.: “…De Palma si muove in atmosfere Hitchcockiane…bla..bla..”. DePalma non è Hitckock, né tantomeno vuole esserlo, altresì dire che si ispira a lui sarebbe come dire che Norman Foster si ispira a Fidia, è ovvio, sarebbe come negare il valore della tradizione e dell’eccellenza in una qualsiasi arte applicata. La lezione dei maestri non può essere dimenticata perché entra a far parte del registro a disposizione dei posteri. In maniera automatica.

Prima di proseguire vorrei fare un breve ripasso della genealogia: Hollywood ha avuto la sua età dell’oro, dell’innocenza, grandi film, grandi dive, storie corali, destini comuni, poi il mondo occidentale ha perso la sua purezza. C’è stata la rivoluzione culturale, la ribellione, la contestazione e , per forza di cose, il cinema ha trovato nuovi interpreti. Divisi sulle Coste opposte sono arrivati Scorsese, Coppola, Milius, Altman, Lucas, De Palma e poco dopo Spielberg. Questi sono i “ragazzi terribili” che ci hanno traghettato fino a qua, che hanno riscritto le regole, che hanno creato il cinema che guardiamo oggi. Hanno salvato il cinema, per davvero. Le storia sono diventate più dure, più personali, e le tecniche filmiche sono diventate lo strumento chiave, più delle sceneggiature stesse. Hanno raccontato piccole storie di miserabili o narrato epiche avventure di popoli, sono esplosi come meteore, e non sono mai riusciti a dare alla loro opera un equilibrio qualitativo: capolavori o teneri disastri, perché venivano dallo stomaco, dal braccio o dall’occhio, non da teorie programmatiche. E’ appunto per questa “fisicità” che l’indipendenza creativa dei ragazzi è assolutamente innegabile.

Torniamo a noi, l’occhio. Già, De Palma è il più grande voyeur della storia del cinema, dopo Alfred naturalmente. E’ questo che fa di lui non un emule di Hitchcock ma un compagno di merende, un collega di vizio. I loro film non c’entrano un bel niente, le atmosfere, i toni, il registro, gli argomenti, sono totalmente differenti. Hanno in comune l’amore per il “guardare”, nelle altrui vite, nelle altrui stanze, nelle altrui passioni, vizi e segreti. Nascosti dietro il loro occhio spiano, è la loro debolezza. Un esempio su tutti per chiarire il rapporto Hitchcock-De Palma: The Rear Window e Snake Eyes (La Finestra sul Cortile, Omicidio in Diretta). Due omicidi conclamati, apparentemente sotto gli occhi di tutti, all’osservatore sembra di avere la soluzione del caso a costante portata di mano, ma ben presto si rende conto che le cose non stanno così. I due spioni ci tengono maliziosamente in scacco mostrando pian piano soltanto quello che il filtro della logica svela all’organo visivo. E’ la differenza tra guardare ed osservare. Tra il mettere lì ed il montare. Tra un movimento ed un campo lungo. Vogliamo tutti “guardare”? Bene, guardiamo, ma soltanto come e quando vogliamo noi! Controllo, controllo, controllo. E maniera. La cultura del sospetto, l'amore per l'indagine, più fisica che chimica. Meccaniche di tendine veneziane, finestre, serrature, muri, quinte e filtri d'ogni sorta, il cui abbandono a favore dei sentimenti li ha indotti più volte all'errore.
Pensate se Hitch avesse avuto a disposizione quella fantastica Dolly di 15 metri che ha avuto a disposizione De Palma in Snake Eyes, oppure se Snake Eyes avesse goduto di James Stewart e Grace Kelly. (Questo non c’entra niente, ma provate a pensarci lo stesso).


Ecco, in questo senso sono simili, nel vizio, non nella forma. Come lo sono Napoleone ed un bambino che diventa diventa il boss del giardinetto. Dimenticate le proporzioni.

Jacopo Signani





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