Tuesday, October 17, 2006

New York Wears Prada


Ieri sera ho visto The Devil Wears Prada, metà in inglese, metà in italiano. Inutile dire quale parte è stata più gradevole. E' divertente, accurato, lievemente parodistico. Le ragazze godranno per le scarpe di Jimmy Choo e Manolo Blahnik, che finalmente hanno della giusta centralità nella causa umana; si commuoveranno per i buoni sentimenti e si consoleranno quando il film suggerirà loro di lasciar perdere il dorato mondo della moda (morale vigliacca per lasciare un po di speranza a tutte quelle che non ce l'hanno fatta, e non ce la faranno mai). I maschietti piu curiosi invece si divertiranno nello scoprire sfumature nuove-ma-non-troppo del circo della moda e nell'ammirare la straordinaria bravura di Maryl Streep, che non imita Anna Wintour, ma addirittura le suggerisce come comportarsi. Del film non si parlerà che per qualche settimana, forse sarà ricordato soltanto per l'esordio di Anne Hathaway, che, se ci mette un po di piglio in più, può non scoraggiare l'attesa di una nuova Julia Roberts.

Ben più interessante invece è la discussione che nasce dai presupposti reali, culturali, effettivi che animano The Devil Wears Prada. Da indefesso lettore del Foglio di Giuliano Ferrara, non ho potuto fare a meno di segiure con attenzione lo spazio dedicato ad una breve anticipazione del libro di Mauro Suttora "No Sex in the City" (Cairo Editore). Il libro analizza, attraverso esperienze personali, come stanno effettivamente le cose nell Upper East Side. Cosa pensano davvero le Diavolesse vestite Prada? Suggerisco uno sguardo al blog di Mauro Suttora. (maurosuttora.blogspot.com)

Per concludere, non ho trovato sexy, nè tantomeno glamour Sex and the City. Non era specchio della coolness di NYC, semmai lo era della sua bramosia riqualificazione agli occhi della vecchia Europoa.

Devil Wears Prada è la naturale progenie di Sex and the City.

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