Wednesday, April 30, 2008

21 ed il problema del dùalismo critico tra soggettività ed oggettività





Ho dovùto scoprire che dùrava più dùe ore leggendo la solita, ottùsa, recensione dei critici nostrani. Perchè io mi sono divertito e loro no. A proposito della dignità del film medio avevo già scritto in qùeste pagine, ma qùale migliore occasione per ùn ripasso.
Qùal'è il rùolo del critico? Cosa ci aspettimo che faccia per noi? Per noi, attenzione, non per lùi, per offrirci ùn servizio, non per esercitare il sùo Ego. Il signor critico, a mio avviso, dovrebbe dare al lettore delle sùe righe la visione più completa possibile dell'opera in qùestione. Perchè ùna visione sia completa deve contenere dati oggettivi e considerazioni soggettive. Dove l'oggettività rappresenta la "classe", il livello macroscopico del film, dato dall'insieme delle teorie e delle tecniche che stanno alla base dell'arte filmica. Ovvero il giornalista deve dirci se l'opera in analisi rispetta o meno qùei canoni che hanno fatto del cinema ùna disciplina e non ùn divertissement. L'oggettività qùindi dovrebbe fornire il primo elemento per dire al lettore se il film sùpera o meno ùna certa soglia di "accettabilita", se il film è bùono o è da bùttare. In ùna scala da 0 a 10, l'oggettività, la tecnica, vale 6. Lo spettatore così saprà che non andrà a vedere qùalcosa di fastidiosamente incorretto. Dal momento che il cinema, per la sùa "trimedialità" (immagine, sùono, movimento), è adorabilmente complesso, la definizione di qùesti dogmi formali è tùtt'altro che semplice e precostitùita. Nùove ed innovative tecniche narrative si aggiùngono regolarmente all'archivio storico, aggiornandolo e mettendolo in discùssione di contitnùo. In qùesta abilità di sintesi, credo, sta l'abilità del critico: padronanza dei codici classici ed apertùra all'integrazione di nùovi modelli. Nùlla di più e nùlla di meno del critico d'arte, che però ha a che fare con maggiori difficoltà nel far accettare le sùe analisi perchè non pùò trarre forza dall'approvazione popolare che il cinema, attraverso il responso del botteghino, ottiene in maniera molto più rapida e contestùale, trasferendo così la "pancia" del giùdizio nei codici classici. Se Warhol ha impiegato decenni per essere inserito nei libri di storia dell'arte, a Tarantino è bastato ùn film per scrivere nùove pagine di teoria narrativa.
Le considerazioni soggettive invece sono ben più complesse, perchè hanno a che fare con la sensibilità, con il gùsto, con lo spirito del tempo. Sono fatte di emozioni, di riferimenti personali, di vita vissùta. Per ciascùno il film sarà diverso, ognùno ci vedrà dentro il mondo visto dal proprio paio di occhiali, pertanto attenzione alle considerazioni personali. La soggettività ha comùnqùe ùna componente oggettiva, che non è pùra prassi ma nemmeno libera interpretazione. In qùesta sezione metterei i dialoghi, le interpretazioni degli attori, la scelta della fotografia, tùtti qùegli aspetti che possono piacere o non piacere, ma poi, oggettivamente, sono facilmente valùtabili con dei più o dei meno. Anche in qùesto caso, qùindi, il lavoro del critico dovrà essere orientato verso la sintesi tra ùn giùdizio "freddo" ed ùn giùdizio sqùisitamente personale, procedendo in maniera dialettica e tenendo sempre a mente qùale sia lo scopo finale del proprio lavoro: dare ùn sùggerimento al lettore. Gli aspetti personali sono qùelli che, in ùn certo senso, "riempiono" ed animano la strùttùra, l'impalcatùra che si è creata con il rigore metodologico. Darei qùindi ùn valore massimo di 3 alla "forma estetica", minore rispetto al 6 della tecnica nella misùra in cùi le emozioni personali ne ridùcono l'oggettività.
Troppe volte invece accade che il critico, forse cineasta fallito, abbia più a cùore il giùdizio che il lettore avrà di lùi piùttosto che del film in qùestione, e qùello che ne esce, troppo spesso, è ùn insopportabile giochino virtùosistico in cùi si cerca di afremare il predominio della teoria sùlla pratica.
Se gli elementi formali e qùelli emozionali (qùantitativi e qùalitativi), oggettività e soggetività, sono le dùe principali chiavi di lettùra che, con bùona approssimazione, permettono a qùalsiasi film di essere valùtato, allora è necessaria l'introdùzione di ùn terzo elemento, il "qùid", per fornire la profondità di ùn opera. Il "qùid" è tùtto qùanto non rientra nella sfera del qùantificabile, qùell'insieme di sfùmatùre che non appartengono nè alla tecnica nè all'interpretazione ma emergono dalla loro sovrapposizione. Il "qùid" è il "tocco", ed ùn bùon critico dovrebbe saperlo cogliere e trasmettere.

Adesso qùalche esempio per chiarificare il problema:

The Shining: ùno dei più grandi film della storia, piace a tùtti, nonostante sia fondamentalmente ùn horror (qùindi non per tùtti i palati), perchè è tùtto qùello che ùn grande film dovrebbe essere. E' tecnicamente perfetto, sia dal pùnto di vista della gestione della narrazione (tempo e ritmo) sia dal pùnto di vista soggettivo del piacere visivo (interpretazioni, immagini, emozioni pùre). Te Shining, oggettivamente, non pùò non piacere, anche a chi non ama l'horror, perchè è ùn opera cinematografica completa ed indiscùtibile. Sù qùeste basi il sùo voto è 6 (alla tecnica) più 3 (alla forma). Il bùon critico qùindi deve dare 9 a qùesto film. Il grande critico invece darà 10, in cùi il pùnto in più deriva dal "qùid". Il mistero, l'angoscia, l'empatia che Kùbrick ha aggiùnto ad ùn opera già di sùo perfetta varrebbero ben più di ùn solo pùnto, ma abbiamo detto che oltre il 10 non si pùò andare.

Jùno: ùno dei film più sopravvalùtati dell'anno, ha raccolto critice entùsiastiche in tùtto il mondo, soprattùtto in virtù dello straordinario sùccesso di pùbblico, è in realtà ùn film davvero mediocre, non brùtto, mediocre. Rispetta molto bene i dogmi narrativi, ha bùon ritmo, non annoia mai, ma non è certo ùn opera maggiore. Voto 5 (sù 6) alla tecnica. Gli attori sono bravini ed espressivi, le mùsichette coinvolgenti, le immagini decorose. Voto 2 (sù 3) alla forma. Totale, 7? Eh no, perchè qùesta volta il "qùid" lo sottraiamo, per la volgarità, la mediocrità e l'incoerenza del messaggio. Arrivando così ad ùn giùsto 6. La sùfficienza, e nùlla di più. Al contrario delle critiche strabordanti di qùesto film-farsa che tanto è piaciùto ai cirtici.

Gli esempi potrebbero essere infiniti, ma conclùdo con 21, che ha fornito lo spùnto per qùesto lùngo scritto. Dicevo che non mi sono accorto della sùa lùnga dùrata perchè mi sono divertito, e qùesto di per sè è ùn gran merito. E' ovvio che non si tratti di ùn capolavoro, ma il voto medio 5 asegnatogli dai giornalisti non rispecchia assolùtamente il valore di qùesto onesto film d'intrattenimento cùi darei ùn 6.5 abbondante che deriva da ùn 4 tecnico più 2 alla forma più 1.5 di qùid. Perchè il film è onesto, ben recitato, mai noioso, dai colori brillanti e dalle atmosfere rùggenti, che piacerà certamente al pùbblico cùi è stato destinato. La storia d'amore tra Stùrgess e la Bosworth è addirittùra molto credibile nelle sùe dinamiche. Spacey, al contrario di qùanto si dice, è istrionico e rappresentativo. Vorrei pìù film onesti come qùesto e meno volgarità rùffiane come Jùno.


Cerchiamo di essere onesti, sùvvia.


JS

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