Tuesday, January 13, 2009

Your iPod, my Polaroid: la fina della carta?


Elsa Dorfman su IHT è in preda a profonda depressione. Piena di odio per Tom Petters, l'ultimo proprietario di Polaroid, che ha smembrato la compagnia edeliminato per sempre il piacere di stringere tra le dita una fotografia istantanea fatta di carta, non di pixel.

In un altro articolo che ho letto recentemente, non ricordo scritto da chi, si diceva che le camerette dei giovani di oggi sono tristemente vuote: non ci sono più libri, non ci sono più giornali, non c'è più carta. L'era di internet ha favorito immensamente la circolazione e l'intersambio d'informazione e forse ha anche avuto un posisitvo impatto ecologico (forse), ma ha sottratto il piacere della fisicità. Quando leggo qualcosa di interessante online provo sempre la stessa spiacevole sensazione quando ho finito, ovvero l'impossibilità di illudersi di "possedere" quell'informazione, quel pezzetto di cultura, quello scorcio di mondo; sensazione che è invece piùche appagata quando strngi tra le mani, osservi, poi riponi un libro, o quando ripieghi un giornale. In una giornata di lavoro o di intenso girovagare sulla rete mi passano davanti migliaia di informazioni, centinaia di spunti che devo cucire al più presto nella memoria se non voglio che scompaiano senza lasciare traccia. L'escamotage dei "bookmarks", almeno con me, non funziona. Non cerco mai il piacere di riprenderli, di rileggerli, di riaprirli; perchè non li sento "miei".

La mia generazione, quella che segue la x, che non ha ancora un nome ufficiale (il più accreditato per adesso è "internet generation"), è cresciuta fino ad una certa età con l'utilizzo massivo dell'output: disegni su fogli di carta, casette sugli alberi, Lego, giocattoli "fisici", CD, libri, fumetti. La maggior parte delle attività dava prova tangente di sé, lasciava una traccia fisica del suo compimento, eravamo abituati a maneggiare, costruire, creare, collezionare, mostrare e conservare. I videogiochi sono stata la prima esperienza eterea ed anche per questo terribilmente affascinante a suo tempo. Il PC era ancora offline, ed a noi non piaceva molto. Ricordo con piacere quei libri scolastici di cui amai i contenuti, perchè arrivavano apicermi anche fisicamente. Le copertine, l'odore delle pagine. La certezza che sarebbero rimasti lì, come l'Hauser, Storia Sociale dell'Arte, con i suoi molti tomi bianchi e neri, scritti così piccoli, austeri ed impenetrabili, difficilissimi, ma al contempo terribilmente affascinanti da vedere, sfogliare, toccare. Da qualche anno invece siamo entrati nell'era dell'input: "carichiamo" di contenuti ogni genere di apparecchio, dall'iPod all'HD del laptop, sembra che ogni cosa debba essere riempita per funzionare. Sembra che il contenitore non abbia più alcun significato.
Oggi la mia camera è piena di carta, non butto via niente, tra poco ne sarò sommerso. anche il salotto senza carta mi sembrerebbe triste. La carta è segno di vita. Il computer, quando lo chiudi, muore, e si porta con se parte del piacere della conoscenza.


JS

3 commenti:

Alessandra à Paris said...

Proprio stasera, passando davanti al mio comodino, notavo che esistono almeno 3 pile (piuttosto disordinate) di libri, che appartengono a queste varie categorie:
- "libro appena finito ma talmente amato che aspetto a rimetterlo sulla libreria per allontanare il momento di quella separazione"
- "libro criptico, difficile, impegnativo - un D.F.Wallace - che mi affatica ma che non abbandono, a costo di finirlo nel 2012"
- "libro in corso di lettura, che amo talmente tanto che rileggo le stesse righe almeno 2 volte, le assaporo. così finirà meno velocemente"
- "libro ancora da leggere, ci studiamo, lui mi guarda, io lo guardo, non è ancora il momento, devo sentire il momento, arriverà, stai buono, abbi pazienza"
- "libro illeggibile, ma proprio ridicolo, che sto decidendo se regalare, buttare (ma i libri non si buttano...sacrilegio), regalare al bookcrossing o usare sotto ad un tavolo claudicante
- "libro letto da secoli e millenni, ma talmente fonte di ispirazione che deve rimanere lì accanto a dove dormo. chissà se esiste la metempsicosi anche per i libri. basterebbe anche solo la telepatia.
Ecco. Tutto questo per dire che forse "il futuro è un mondo senza carta", ma mi domando che futuro sia. Toglimi la carta ruvida o liscissima, quella "profumata di Natale" o quella puzzona "della scuola", toglimi i libri che raccontano (un tratto a matita, una parola scritta in calligrafia demodé, toglimi i font "che fanno un'epoca", toglimi le "orecchie" ai libri (altro sacrilegio, lo so, ma che trovo delizioso) e toglierai tutto il significato alla parola libro.
Una buonanotte (sono in partenza per Parigi) e a prestissimo con un commento al tuo piacevole post sulla ville della luce.

Anonymous said...

Ciao Alessandra,

buona vacanza a Parigi!

a presto

PS
Ma sei l'Alessandra di C'era una volta il Cinema? -visto che hai cambiato firma sono un po spaesato..

Alessandra à Paris said...

No no, sono l'Ale della "città sostenibile", del "rebranding Milano", dell'Expo e di CityLife. L'Ale in odor di fuga parigina. L'altra Alessandra credo sia una ottima critica cinematografica, campo in cui pecco di ignoranza magistrale. A presto