Tuesday, February 24, 2009

The February Movie Break: Frost/Nixon, The Curious Case of Benjanim Button, Doubt.


Anche se, come al solito , dopo gli Oscar, il film passerà da "carino" a "meravigliosoooo", mi unisco al coro di plausi per Slumdog Millionaire, film che ho da subito sostenuto ma che, onestamente, non credevo potesse arrivare fin dove è arrivato ieri. Forse l'assenza di grandi rivali ha pesato, ma comunque riadisco che di film come Slumdog Millionaire vorrei vederne uno al giorno. Lasciamo perdere, poi, le sterili discussioni sugli Slum: su IHT, ieri, addirittura si disquisiva sull'urbanistica, la topografia e la microeconomia di Dharavi, il sobborgo che fa da teatro per alcune delle scene del film. Torno a dire che Cinema e documentari non sono la stessa cosa, con buona pace di Jacques Cousteau ed il suo epigono Steve Zissou.






The Curious Case of Benjamin Button (David Fincher): da un regista di culto come David Fincher (che ha prodotto film-feticcio come Alien3, Fight Club, The Game, Seven) era lecito aspettarsi un po di più di una storia particolare (ma "inversamente scontata") e di qualche fantasiosa ambientazione. Il paragone con Forrest Gump è appropriato sì, ma sotanto per evidenziare quanta distanza ci sia tra loro. Se Benjamin Button dimostra tutta la sua cifra di eroe involontario quando ha cervello di bambino in un corpo da vecchio, ci si aspetta di vedere un cervello degno di essere raccontato quando il destino invertirà la proporzioni; invece BB manca non mostra mai altra profondità, rimane un esercizio. E' difficile, poi, imbattersi in una Blanchett così scialba. Ecco perché porta a casa, giustamente, soltanto statuette di ordine tecnico.



Frost/Nixon (Ron Howard): in attesa di tornare a vedere Ron Howard al suo peggio, ovvero quando ci propina quegli insulsi mattoni epico-misterici (Angels and Demons è sulla via delle sale), ecco a voi una chicca presidenziale che stravince il confronto con W. di Oliver Stone. Howadr dirige in modo lineare, senza cadere nella retorica o nella rilettura, raccontando non tanto le vicende dell'audace intervistatore, quanto una battaglia psicologica di dimesione indipendente ai fatti. I due protagonisti (Frank Langella in modo particolare è stato secondo soltanto a Mickey Rourke in The Wrestler) mettono in scena due "mostri da palcoscenico", ricordando a tutti gli aspiranti leader quanto la cura del dettaglio e la misura del pensiero siano fondamentali per prevalere su qualsiasi avversario.








Doubt (J.P.Shanley) : ci sarà pur un motivo se, nonostante due grandiosi interpreti come Meryl Streep (candidata all'Oscar cme miglior attrice) e P.Seymour Hoffman, il film non è stato incluso nella cinquina. Il motivo è che difficilmente capita di annoiarsi così di fronte ad uno schermo. Doubt è un film parlato, recitato, alla grande, sì, ma manca il mordente: la schermaglia ideologica tra il prete e la perfida suora, dopo 15 minuti in cui si è ammirata la loro straordinaria perizia recitativa, sfuma in un mare di ammiccamenti e di ovvietà. Per l'amor del cielo, queste cose fatele a teatro.!








JS

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