Sunday, February 10, 2008

The Empire strikes back


Dal Financial Times di sabato 2 Febbraio: Lost in translation - Why have american sports failed to match the global appeal of their British rivals? -




La scorsa settimana è andato in onda il Sùperbowl di football, che ha tenùto inchiodati al televisore milioni di spettatori, ma pochissimi di loro non erano americani, come considera Simon Kuper. Perchè? E perchè invece il calcio, il tennis e il golf sono sport globali? "This is a struggle between two very different types of empire: the British, which, contrary to popùlar opinion, still exist and the american, which, contrary to popùlar opinion, may not exist"


Frase piùttosto forte, ma si continùa, sostenendo che sono proprio le differenze metodologiche tra i dùe "imperi" a determinare l'ampiezza di banda e l'accettazione dei loro sport. Mentre l'habitùde americana è qùella di frùstrare i costùmi dei paesi conqùistati e di frùllare gli inflùssi stranieri in patria, quella inglese, nonostante lo straordinario puzzle di culture derivato dal suo impero trisecolare, è sempre stata orientata a preservare l'integrità dei costumi indigeni, preservandone l'integrità. L'impero inglese ha molto influenzato chi gli si è sottoposto, ma ha cercato più lo scambio che la fusione. Mi date il thè, vi do il cricket. Mi date l'oro, vi do il rugby.
Ad Atene, Roma, Alessandria, si erano creati riferimenti culturali assoluti, basati sul rispetto, l'integrazione e la profonda ammirazione di quei semi morali che hanno disegnato imperi immmortali. Dagli US, a livello popolare (che è poi l'unico indice veritiero), abbiamo avuto Michael Jackson e McDonald's. Nessuno aspira sinceramente al loro stile di vita. Una grande cultura come quella indiana, invece, negli anni dell'Impero è stata orgogliosa di vestire lini di Savile Row, così come la controparte inglese fece tesoro di parecchi vezzi indiani. Questa è commistione, rispetto, stima. Lakshmi Mittal, indiano, è diventato uno dei baroni della city. Avvertitemi quando un iracheno, un vietnamita, un cubano, un iraniano, faranno lo stesso a Boston.

Si procede addirittura sostenendo che sarebbe bastato il calcio per giustificare l'invenzione della televisione.

Da parte mia aggiungo soltanto che mi sembra naturale subire ancora l'influenza di un grande impero estinto, ma sempre vivido nella memoria, piuttosto che essere affascinati da una sottocultura mediocre come quella americana, cui dobbiamo soltanto riconoscere grande perseveranza, dedizione ed impegno nel lavoro, che ha diffuso indubbi benefici tecnologici, scientifici e metodologici. Gli Stati Uniti sono tutto quello che sta tra New York e Los Angeles. Sono questi due grandi poli a trainare quello che sta in mezzo. Ad est il triangolo NYC-Chicago-Boston (Ivy League, MIT) ad ovest la megalopoli californiana (Slicon Valley). Tutto il resto, con poche eccezioni, è becero. Le eccezioni positive, i picchi del New England, Harvard, Yale, Brown, Columbia, Princeton comunque derivano direttamente dalla cultura europea, in primo luogo da quela britannica.
In sostanza, soltanto i poveri di spirito possono subire maggiormente l'influenza di quella cultura a specializzazione verticale (oddio!) rispetto alla sottigliezza dello spirito britannico.

A Londra, oggi, il giovane più in voga di Savile Row si chiama Ozwald Boateng, nato in Ghana, ed un certo Jaguaro di nostra conoscenza sta per essere acquisito dal Signor Ratan Tata, indiano. Ecco perchè nel mondo si gioca a calcio e non a football.

JS

2 commenti:

Anonymous said...

Ho da dire che i britannici visti da dentro son molto diversi da come te li aspetti, e non è detto che te li aspetti che prendano il tè alle cinque, ma molte volte parlando in termini di massimi sistemi si tende a tralasciare il vero animo di un popolo frustrato da non so cosa.

p.s.: abilita i commenti anche per chi non ha un account Google/Blogger, vedrai che avrai molta più partecipazione.

Jacopo Signani Corsi said...

Forse hai ragione, io ho conosciuto da dentro gli americane, forse è per questo che mi fanno ridere. Lo stesso tu con gli inglesi...alla fine non vorrei che i migliori fossimo proprio noi piccoli italiani..

grazie per il suggerimento dei commenti, ci provo subito