
Sunday, November 30, 2008
The Orphanage - El Orfanato

Friday, November 28, 2008
Baz Luhrmann's Australia: Koons and Murakami's kitsch?




Sunday, November 23, 2008
Business of Green - Lifecycle, by Andrea Maggiani

Non voglio entrare nel merito tecnico dei parametri che utilizzano e di quanto siano o meno corretti, ma mi vorrei soffermare sul quanto questo fenomeno stia crescendo e di come gli individui utilizzino questi strumenti per avere un’idea di massima sugli effetti del proprio stile di vita sull’ambiente.
Già da qualche tempo la Carbon Trust, ente facente capo al Governo Britannico, ha lanciato la Carbon Reduction Label (http://www.carbon-label.com/), un etichetta che serve a rendere pubbliche le emissioni di CO2 sui prodotti e servizi.
L’idea di base è avere accanto alla tabella dei valori nutrizionali di ogni prodotto la carbon label con l’ammontare di CO2 generata dal prodotto.
La Walkers, azienda britannica leader sul mercato delle patine fritte , ha lanciato sul mercato il primo pacchetto di patatine Walkers Cheese & Onion Crisps con l’indicazione di 75g di CO2 .
Questo valore è stato ottenuto attraverso un processo d’analisi della lifecycle del prodotto dalle prime fasi di coltivazione delle patate fino alle fasi di smaltimento in discarica del pacchetto.
Oggi anche supermercati Tesco ha aderito all’iniziativa con un programma pilota per utilizzare la Carbon Label su tutta la linea di prodotti.
Credo che questo fenomeno sia al momento un ennesimo giochetto d’immagine e di comunicazione, ma non è da escludere che in un futuro non molto lontano non staremo solo attenti a guardare le etichette low fat, ma anche quelle low carbon.
Friday, November 21, 2008
Funny Games: estratto di un meccanismo
Sui motivi della decisione da parte di Haneke di ri-girare Funny Games esattamente uguale a quello originale (sempre suo) potremmo stare a disquisire per ore. Da parte mia non l'ho capito, comunque mi ha fatto piacere rivedere un film molto poco convenzionale sia dal punto di vista semantico che dal punto di vista tecnico, un film dove la violenza non si pone come spunto sadico o voyeuristico ma come incarnazione reale di sè stessa. Dai due ammiccamenti del carnefice alla macchina da presa, ma soprattutto dal bellissimo dialogo finale, si coglie il messaggio del film: se c'è un universo reale ed uno di finzione, questi coincidono nel momento in cui l'osservatore porta a termine il suo ruolo, quello di osservare. La "fiction" diventà realtà nel momento stesso in cui puoi guardarla, esattamente come per Warhol la fama di dipanava contestualmente al gesto della visione. La violenza in Funny Games, così, appartiene a chi la sta osservando, che diventa complice. In più di un momento Haneke - e qui sta la grandezza del film- ci invita a non guardare, ci costringe ad uno sforzo, per esempio, per trovare nell'inquadratura il corpo massacrato del figlioletto, che è volutamente mantenuto in posizione semicelata nella lunghissima sequenza del massacro; è lo stesso angelico assassino, poi, che ci chiede un'opinione, una previsione sulle sorti della malcapitata famigliole, gurdando dritto in camera. In questo Funny Games può essere considerato un'opera sperimentale nella forma, nel modo di raccontare.
Scendendo nel dettalgio -e qui concludo- mi piace portare all'attenzione un espediente narrativo di classe assoluta, che si materializza in quell'oggetto classico in fatto di assassini che è il coltello.
Il coltello da cucina viene portato alla nostra attenzione tre volte, distanti tra loro nel corso del film: la prima è quando il bambino lo chiede alla mamma e lo porta in barca; in questa scena l'oggetto fa la sua entrée con tutti gli onori del caso. La seconda volta godrà addirittura di un primo piano, quando cadrà inavvertitamente sul fondo della barca. Lo spettatore a quel punto è certo che quel coltello avrà un ruolo fondamentale nella soluzione della contesa e crede di tirare un sospiro di sollievo quando Naomi Watts, trasportata dagli assassini, lo recupera sul fondo della barca e silenziosamente comincia recidere le cime che la tengono in trappola. Ecco, come nella più classica tradizione, l'eroina si appresta a ribaltare le sue sorti, magari morirà anche lei, ma noi spettatori ci stiamo preparando a vedere quantomeno una lotta in equilibrio precario. Eh no, invece! Lei viene gettata giù dalla barca con incurante disprezzo, con sufficienza, legata, mentre Pitt sta serenamente discorrendo d'altro con il suo socio.
Questo significa essere asciutti, sorprendenti, questo significa saper giocare con il linguaggio del cinema.
JS
Thursday, November 20, 2008
Inside every story, there is a beautiful journey


Sembrerà una disquisizione folle, ma credo che proprio qui stia il centro emotivo del bespoke: la relazione indissolubile tra il sarto, l'opera ed il committente, quell'energia che manca completamente quando ci si affida agli "stilisti", che, come spesso ricordato, si occupano di svolgere quel lavoro per noi. Su queste pagine si è discusso spesso di camicie su misura, e con i miei amici che mi chiedono consiglio ne parlo a mia volta; ognuno ha i suoi dubbi, le sue domande, le sue aspettative, ognuno cerca la verità assoluta, la perfezione, ma queste cose non esistono, almeno non in termini assoluti. La camicia, così come qualsiasi altra cosa, è fatta da chi la porta, e tanto più è in sintonia con chi l'ha progettata tanto più essa sarà stata un buon lavoro. Ogni taglio ha la sua storia, ogni camicia racconta il suo tempo, che deve essere quello del committente. Chiaramente qui si ragiona a partire da livelli d eccellenza, stiamo spaccando il capello in quattro, e non è detto che questo procedimento si addica a tutti, a quelli che vivono questo argomento con più leggerezza. Nella foto che vedete qui sopra, tratta da una famosa campagna di Louis Vuitton, la camicia di Francis Ford Coppola (probabilmente di lino) è un magnifico esempio di quanto appena detto. Quelle maniche cosi larghe, quella ostentata morbidezza generale, non è roba da tutti, "noi" saremmo stati a disquisire per ore con la sarta per asciugarne la linea, ma lì è perfetta perchè lui ha lo spessore storico e morale, la sicurezza per portarla. Quindi, sebbene quella camicia possa essere tacciata di esuberanza e mancata cura, in realtà è semplicemente conforme a chi la sta portando. E' così e non potrebbe essere altrimenti. Quando la ricerca si fermerà, allora saremo certi che quanto abbiamo fatto sarà certamente il miglior risultato possibile, ma per fortuna di strada da fare ce n'è ancora molta.
JS
Tuesday, November 18, 2008
Super Powers
Dopo tutte le discussioni sulle tecniche narrative, sulla scrittura che precede la visualizzazione, guardatevi questo corto. Guardate come funziona. E' stupendo.
Saturday, November 15, 2008
Quantum of Solace.

Friday, November 14, 2008
What else?

Thursday, November 13, 2008
Enron Corp. and the missed opportunity

Wednesday, November 12, 2008
Vodka Wars III - The XO

Tuesday, November 11, 2008
The Global Luxury Survey - TIME Magazine

- Gli spagnoli sono i prossimi big-spenders. Vedono i loro guadagni crescere con la crescita del paese, e desitneranno gran parte di essi all'acquisto di beni di lusso.
- Gli Italiani sono considerati i più "coscienti" ed i più informati, hanno finalmente superato la fase dello status-symbol e considerano il lusso un modo per esprimere se stessi; il risultato è che si concentrano sull'acquisto di accessori. Le boutique italiane, in controtendenza con gli altri paesi, sono quelle che lavorano di più. Hanno anche il miglior feeling con la rete.
- I Francesi, dal profilo molto simile agli italiani, anche qui si dimostrano nazionalisti, preferendo brand di casa loro (Lacoste, Chanel, Dior, YSL). Molta attenzione alle automobili ed ai centri benessere.
- Gli inglesi sono i più ricchi, ma nonostante questo sono i più parsimoniosi ed esperti come gli italiani. La moda ha per loro peso minore, dal momento che preferiscono oggetti duraturi, di qualità e design, o viaggi di prima classe. Ancore forte la presenza di vini e liquori. Insomma, per gli inglesi moltop più esperienza che materia.
- I tedeschi, come era logico aspettarsi, rimangono fossilizzati sulle automobili (i primi 5 brand sono BMW, Ferrari, Porsche, Rolls-Royce e CK). nella moda resta forte l'influenza italiana.
Monday, November 10, 2008
Business of Green - Low Carbon 100 Europe® Index by Andrea Maggiani

Oggi il mondo economico finanziario guarda sempre con maggiore attenzione il Carbon Market, questo perché nuovi e stringenti leggi, legate alle emissioni di CO2 sono alle porte. Nel 2009 sarà un anno cruciale per il Carbon Market in Europa, infatti a Copenhagen si incontreranno tutti i paesi Europei per decidere cosa ne sarà del protocollo di Kyoto e cosa cambierà nel post 2012, fine del secondo “commitment period”. Per quanto riguarda gli U.S, la vittoria di Obama apre nuovi scenari, infatti le imprese saranno assoggettate ad un sistema di Cap and Trade, dove la prima allocazione sarà gestita con un asta, quindi i premessi di emissione avranno un costo iniziale che sicuramente avrà effetti non trascurabili sulla competitività delle imprese Americane. Questa incertezza sul futuro e l’importanza di poter valutare la CO2 come un vero e proprio asset aziendale, ha spinto il 30 ottobre NYSE Euronext e BPN Paribas Asset Management a lanciare a Londra un nuovo indice, che contiene le migliori 100 compagnie Europee Blue-Chip con i più bassi valori di emissione di CO2 nei vari settori selezionate tra le più grandi 300 compagnie Europee . Vodafone, Royal Dutch Shell, Roche, Nestle e BP, sono solo alcune delle multinazionali che sono presenti nel Low Carbon 100 Europe® Index. Questo testimonia il grande interesse degli investitori per le aziende che stanno portando avanti strategie volte al raggiungimento della “carbon efficency”. Infatti si è stimato che le 100 compagnie del Low Carbon 100 Europe® Index hanno dei valori di emissioni del 40% inferiori rispetto a quelle che sono state escluse. L’indice che ora è stato sviluppato per il mercato Europeo sarà con ogni probabilità applicato anche in altre regioni.
Thursday, November 06, 2008
Happy birthday, Mr. President.


Tuesday, November 04, 2008
Go.

Sunday, November 02, 2008
Introducing Business of Green

In un momento così delicato della nostra economia mondiale sempre più globale e interconnessa sembra che non ci siano più ancore di salvezza. Un tempo ,si diceva se la borsa va male c’è sempre il mattone , oggi, dopo la crisi dei mutui americani e il crollo del mercato immobiliare nelle principali città degli U.S. , prime fra tutte Los Angeles e Miami, anche questa certezza è venuta meno.
In molti suggeriscono di avere fiducia e di continuare a credere nella ripresa economica ma gli scettici credono che il peggio debba ancora venire.
Il Finanziere Gorge Soros in una recente intervista ha individuato il suo personale antidoto: investire nelle nuove “Tecnologie verdi”. Sottolineando come per risolvere problemi come Global Warming sarà necessario investire molto nei prossimi 25 anni in innovazioni e soluzioni tecnologiche sostenibili per avere più energia verde, più efficienza energetica e quindi meno emissioni di anidride carbonica.
Sono in molti a credere in questa strada ma ancora troppo pochi ad avere il coraggio di intraprenderla.