Thursday, November 06, 2008

Happy birthday, Mr. President.





“Those who make peaceful revolution impossible will make violent revolution inevitable.” - JFK




Il Foglio lo chiama cretinismo storico-epocale, quell'approccio ridondante e retorico che sta connotando la vittoria di Barack Obama, ed invita alla moderazione: "Ok, stiamo facendo la storia, ma non esageriamo". Si dice che la campagna di Obama sia stata la più costosa della storia, soprattutto perchè ha dovuto gestire all'unisono un numero di media mai visti prima. Il battage web è stato senza precedenti, così come il potentissimo passaparola che ha generato. La campagna è stata globale, per la prima volta. Il fund raising è stato capillare, ha sfruttato anche le offerte di 5 dollari, che hanno fatto del volto di Obama un'icona pop come Michael Jackson. La sua figura è stata idealizzata in un'iperbole di considerazioni basate sul suo aspetto e su quello che da lui si credeva di ottenere piuttosto che sulle reali posizione assunte dal leader democratico di fronte alle numerose "issues" che adesso si prepara a fronteggiare. Nessuno era davvero informato sulla politica di Obama ma tutti lo amavano. Change, cambiare, tanto per cambiare, e questa è un'operazione pericolosa. C'è chi dice che "il presidente debba avere carisma ed idee, l'operatività spetta allo staff". Il testa a testa è durato due anni, due anni in cui insieme allo stato finanziario si è aggravato lo stato morale di una nazione, e forse è proprio per questo che la gente ha ignorato la sostanza operativa e si concentrata sulla dimensione spirituale ed umana dei candidati. E' da questo punto di vista che Obama era davvero imbattibile, perchè andava oltre le barriere e gli schieramenti, Obama era, ed è, il nuovo, il cambiamento, la speranza. Di che cosa, però, non è dato saperlo. Ed e qui che sorgono le consideraioni più spinose: l'America, come nazione, ma ancor di più come democrazia, si è fatta carico di mantenere la pace nell'Occidente per oltre cinquant'anni, versando sangue, si, ma sangue avverso, oltre che il proprio. La politica interventista, repressiva, dell'intrigo è stata il prezzo da pagare per consentire a noi occidentali di salvaguardare il nostro stile di vita, la nostra ricchezza, la nostra pace. E' interessante vedere anche come alcuni grandi presidenti americani, uno su tutti John Kennedy, siano stati in realtà i più pericolosi per il loro paese e per il mondo intero. Basti pensare alla Baia dei Porci, ai 13 giorni che rischiarono di far scoppiare la terza guerra mondiale, al Vietnam, ed al seme reazionario che porto allo "scoppio" del '68. La politica aperta, del dialogo, del patteggiamento, di JFK è stata quanto di più pericoloso si sia visto dal dopoguerra ad oggi. Ecco perchè personalmente temo che Obama, con i suoi grandi ideali, possa essere frainteso e confuso per debole da chi non aspetta altro che interrompere l'egemonia capitalista che oggi regola il mondo; quell'egemonia che, sebbene ampiamente criticabile dal punto di vista etico, mantiene l'ordine delle cose, mantiene l'equilibrio, mantiene la pace sul territorio occidentale. A chi non sopporta più lo stato passivo del cittadino di fronte ai grandi problemi, a chi sente di essere escluso dai "grandi giochi", a chi si sente schiacciato dalla casta dei poteri forti dico: state tranquilli, perchè non ci sarà rivoluzione che vi porti nella stanza dei bottoni. Non ci sarà Obama che vi renda pienamente partecipi delle decisioni scomode, impopolari, dure, che ogni leader è costretto a prendere. Ci sarà sempre qualcuno che comanda, ed è necessario che la sua mano sia ferma, che la sue intenzioni siano nobili, che le sue azioni siano spesso ingiuste. Tra i compiti del leader deve esserci quello di sollevarci dal lavoro sporco, perchè sarà lui a svolgerlo per noi. Ecco, speriamo che Obama, dietro alla sua rassicurante e popolare aurea messianica riesca ad adempiere, dietro alle quinte, a tutte quelle operazioni sacrificali di cui tutti abbiamo bisogno. Il più grande errore di Bush Jr. non è stato quello di attaccare nazioni sovrane senza forti motivazioni, quanto quello di non essere stato abbastanza abile da trovarne di demagogiche e comprensibili alle masse e far credere al mondo che quei conflitti erano necessari. Ovvero, necessari lo erano, ma non da un punto di vista comprensibile ai più, non da chi fa la spesa tutti i giorni, non da chi crede che una bandiera colorata possa davvero aiutre a mantenere la pace.






JS




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